Detti di Talete
οὐδὲν ἔφη "ὅ Θαλῆς τὸν θάνατον διαφέρειν τοῦ ζῆν˙"σὺ οὖν" ἔφη τις "διὰ τί οὐκ ἀποθνήισκεις"; "ὅτι", ἔφη, "οὐδὲν διαφέρει". Προς τον...
Talete disse che la morte non differisce in niente dal vivere. Gli disse uno: «E tu perché non muori?». Rispose: «Perché non c'è nessuna differenza». chi gli chiedeva che cosa fosse nato prima, la notte o il giorno, «La notte - rispose, - un giorno prima». Uno gli chiese se sfugge agli dèi chi compie un'azione ingiusta.
Rispose: «Ma neppure se la pensa». Un adultero gli domandò se poteva giurare di non aver commesso adulterio: «Lo spergiuro - rispose - è peggio dell'adulterio». Interrogato che cosa sia difficile, disse: «conoscere se stessi»; che cosa sia facile «dare suggerimenti a un altro»; che cosa sia più gradito «il riuscire»; che cosa sia il divino «ciò che non ha né inizio né fine»; che cosa avesse visto di singolare «un tiranno vecchio», rispose.
Gli domandarono come uno può sopportare nel modo più agevole la sventura: rispose: «Se vede i propri nemici che stanno peggio di lui»; come possiamo vivere nel modo migliore e più giusto, «Se non facciamo quel che riprendiamo negli altri». Gli fu chiesto:
«Chi è felice?». Rispose: «Chi è di corpo sano, d'animo sagace, d'indole bene educata»dice di ricordarsi degli amici sia presenti che assenti», «di non cercare di apparire bello nell'aspetto, ma di essere bello nelle azioni».
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