La politica di Anco Marzio - Triakonta versione greco parte I e parte II
La politica di Anco Marzio versione di greco di Dionigi di Alicarnasso. Traduzione dal libro Triakonta pagina 99 numero 4 e 5 ( parte 1 e parte 2 )
Μετά τήν Οστιλίου Τύλλου τελευτήν η μεσοβασίλειος υπò της βουλης αποδειχθεισα αρχή κατά τούς πατρίους εθισμούς αιρειται βασιλέα της πόλεως Μάρκιον επίκλησιν Άγκον....
La politica di Anco Marzio PARTE I
Dopo la morte di Tullo Ostilio, il magistrato reggente predisposto dal senato elegge, secondo le usanze patrie, come re della città Marcio soprannominato Anco.
Questo re , avendo saputo che erano trascurati molti dei riti sacri, che il suo nonno materno Numa Pompilio aveva istituito, e vedendo che la maggior parte dei Romani era divenuta guerriera e arrogante e che non coltivava più la terra come prima, radunato il popolo in assemblea, ritenne giusto che essi ( i Romani ) venerassero i culti sacri di nuovo, come continuavano a venerare durante il regno di Numa, spiegando che in conseguenza dell'indifferenza per gli dèi si erano abbattute sulla città malattie e molte pestilenze, da cui una una non piccola parte del popolo era stata distrutta;
e lodando l'indirizzo di governo istituito per i Romani da Numa perchè secondo lui era buono e saggio e procurava a ciascuno i mezzi per vivere ogni giorno provenienti dai lavori più onesti, invitò essa a rivolgersi di nuovo alle coltivazioni dei campi, agli allevamenti de bestiame e alle altre occupazioni, a cui non apparteneva nessuna azione malvagia, e a trascurare il saccheggio, la violenza e i vantaggi che derivavano dalla guerra.
La politica di Anco Marzio PARTE II
Ταυτα καì τά τούτοις όμοια διαλεγόμενος καì εις πολλήν επιθυμίαν καθιστάς άπαντας ησυχίας απολέμου καì φιλεργίας σώφρονος, καì μετά τουτο...
Esponendo questi fatti e simili a questi e spingendo tutti al desiderio di una vita tranquilla senza guerra e di una sapiente laboriosità, convocati dopo di ciò i sacerdoti e ricevute da loro le norme sulle cerimonie sacre, che Pompilio aveva raccolto, le fece imprimere su delle tavole e le espose nel foro per tutti coloro che volevano guardarle. Dopo aver restaurato quelle tra le cerimonie sacre che erano state abbandonate per negligenza e aver spinto la massa dei cittadini inerti ai propri lavori, lodò i laboriosi contadini, e rimproverava coloro che malvagiamente anteponevano i propri beni privati, come cittadini non affidabili.
Disponendo queste istituzioni politiche e benchè in generale avesse sperato soprattutto che avrebbe trascorso la vita senza guerra e mali, come il nonno materno, non ebbe una sorte pari alla sua aspettativa, ma fu costretto a diventare un guerriero contro la sua intenzione e a non vivere nessun periodo di tempo senza pericolo e turbamento.
Infatti, subito nello stesso tempo in cui entrò al potere e mentre stava disponendo una forma di governo tranquilla, i Latini, disprezzandolo e pensando che a causa della sua viltà non fosse abile condurre le guerre, inviarono bande di predoni nella terra confinante con loro, da cui molti Romani vennero danneggiati
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