iulianus, in tabernaculo iacens graviter vulneratus, circumstantes allocutus est demissos et tristes: <<nunc est, comites, tempus moriendi atque reddendi vitam naturae, quae eam mihi dedit. Non sum afflictus et maerenes sed aequo animo moranimum liberare eumque ad meliorem condicionem adducere. quare hominibus, qui egressuri e vita sunt, laetandum est potius quam dolendum(est). Praeterea beatus putandus sum, quia in principatu meo nemini unquam malefeci, semper officiis meis diligentissime functus sum atque animum immaculatum conseravavi, cum bene scirem primum imperatoris officium esse providere civium commodis atque rei publicae saluti. opto ut post me bonum imperatorem reperiatis>>. Vigore virium labente, tacuit atque, cum aquam quam petiit epotavisset, animam efflavit. Propter sapientiam virtutemque suam Iulianus - ut Ammianus adfirmat- enumerandus est inter maximos Romanorum imperatores.
Sdraiato disteso nella tenda, Giuliano parlò a quelli che, avviliti e tristi, stavano attorno: 'Ora, compagni, giunge momento tempestivo di allontanarsi dalla vita, che sto per restituire a chi la richiede e mi rallegro, istruito a fondo nella dalla massima dei filosofi, di quanto l'animo sia più felice del corpo, e, traendo le conclusioni, considerando che ci si debba rallegrare più che addolorare. Mi accorgo anche di questo, che inoltre perfino gli dei celesti concedettero la morte quasi come un sommo premio proprio ai più pii!ad alcuni uomini religiosissimi! Basterà parlare fin qui, poichè vacilla il vigore delle forze. Riguardo al comandante che invero deve essere eletto cautamente da eleggere certamente con ponderatezza non mi pronuncio, per non tralasciare, per colpa della imprudenza qualcuno degno , nè spingerò al limite estremo uno eletto che io considero abile. o trascinare in pericolo di vita colui che io abbia nominato ritenendolo degno. Ma come un onesto figlio dello Stato, desidero che sia trovato dopo di me un buon comandante