da beatricky » 15 apr 2009, 14:37
ciao!!
VI MANDO QUESTA VERSIONE
è tratta da nova officina pag.469 n.420
Quid dicam de discrimine in quod immerito incidimus? in eo nullum auxilium invenimus. iustum fuit eos, qui nobis amicos se professi erant, nobis subvenire, vel minus (almeno) viam, quae sequenda esse videbatur, indicare; at, sive pudor eos detinebat sive metus terrebat, nemo nobis adiumento vel solacio fuit. quid autem nos faceremus? num soli potuimus tam difficilem rem gerere? fuerit rerum status difficillimus et periculis plenus, fuerit sua cuique salus servanda, non tamen omnino neglegendum fuit amicitiae vel proprinquitatis officium. poterant nobis subvenire, nec subvenerunt, poterant minis nostrorum adversariorum obsistere, neque obstiterunt. sed ne amplius de hac re dicatur. hoc unum meminerimus: ne fidem praebeamus verbis eorum, qui amicitiam pollicentur, neve hominibus fallacibus confidamus.
Che cosa dovrei dire riguardo al pericolo nel quale ingiustamente siamo incorsi? in esso non abbiamo trovato alcun aiuto. Era giusto che, coloro che ci si erano dichiarati amici, a noi venissero in aiuto o almeno ci indicassero la via, che sembrava opportuno seguire; ma, sia che li trattenesse la vergogna sia che li atterrisse la paura, nessuno fu a noi di aiuto o di conforto. Che cosa dunque avremmo dovuto fare ? potevamo forse gestire da soli una cosa tanto difficile? Lo stato delle cose era assai difficile e pieno di pericoli, ognuno doveva tutelare la propria salvezza, ma non si doveva trascurare del tutto il dovere derivante dall’amicizia e dalla parentela. Avrebbero potuto aiutarci e non ci aiutarono, avrebbero potuto opporsi alle minacce dei nostri avversari e non si opposero, Ma non si dica di più di questo. Solo questo ricorderemo: non prestiamo fede alle parole di coloro che promettono amicizia né confidiamo negli uomini fallaci.