Iam dies alibi, illic nox omnibus noctibus nigrior densiorque; quam tamen faces multae variaque lumina solabantur. Placuit egredi in litus et ex proximo adspicere, ecquid iam mare admitteret; quod adhuc vastum et adversum permanebat. . Ibi super abiectum linteum recubans semel atque iterum frigidam poposcit hausitque. Deinde flammae flammarumque praenuntius odor sulpuris et alios in fugam vertunt et excitant illum. . Innitens servolis duobus adsurrexit et statim concidit, ut ego colligo, crassiore caligine spiritu obstructo, clausoque stomacho, qui illi natura invalidus et angustus et frequenter interaestuans erat. . Ubi dies redditus (is ab eo quem novissime viderat tertius), corpus inventum integrum, inlaesum opertumque ut fuerat indutus; habitus corporis quiescenti quam defuncto similior
Altrove era già giorno, là (era calata) una notte più scura e fitta di ogni altra notte, che tuttavia molte fiaccole e varie luci rischiaravano. Fu deciso di andare sulla spiaggia e guardare da vicino se ormai il mare consentisse la navigazione; ma questo si manteneva ancora tempestoso e ostile. Lì, sdraiato su un lenzuolo steso per terra, chiese a più riprese [semel atque iterum] dell’acqua fredda e (la) bevve. Poi delle fiamme e un odore sulfureo preannunziatore di (altre) fiamme spingono gli altri in fuga e lo ridestano. Sorreggendosi su due servi si alzò e subito spirò, come io desumo, poiché l’aria troppo pregna di ceneri gli ostruì il respiro e gli serrò la gola, che già di sua natura (per sua costituzione) era malata, stretta e soggetta ad un frequente bruciore. Quando ritornò la luce del sole (ed era il terzo da quello che aveva visto per ultimo), il suo corpo (fu) ritrovato intatto ed illeso, e rivestito dei medesimi abiti che aveva indossato; l’aspetto del corpo era più simile a quello di un uomo che dorme piuttosto che a quello di un morto.