Versione Gellio: Una questione di Etichetta

Messaggioda cekka » 1 ott 2009, 14:22

ciao avrei bisogno di una versione di gellio,intitolata "una questione di etichetta"...inizio:ad philosophum taurum athenas,visendi cognoscendique eius gratia....fine:naturales et genuinos exoriri.grazie mille! :-D

cekka

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Messaggioda giada » 1 ott 2009, 14:32

Ad philosophum Taurum Athenas visendi cognoscendique eius gratia venerat V. C., praeses Cretae provinciae, et cum eo simul eiusdem praesidis pater. Taurus sectatoribus commodum dimissis sedebat pro cubiculi sui foribus et cum assistentibus nobis sermocinabatur. Introivit provinciae praeses et cum eo pater; assurrexit placide Taurus et post mutuam salutationem resedit. Allata mox una sella est, quae in promptu erat, atque, dum aliae promebantur, apposita est. Invitavit Taurus patrem praesidis, uti sederet. 6 Atque ille ait: "Sedeat hic potius, qui populi Romani magistratus est." "Absque praeiudicio" inquit Taurus "tu interea sede, dum inspicimus quaerimusque, utrum conveniat tene potius sedere, qui pater es, an filium, qui magistratus est." Et, cum pater assedisset appositumque esset aliud filio quoque eius sedile, verba super ea re Taurus facit cum summa, dii boni, honorum atque officiorum perpensatione. 9 Eorum verborum sententia haec fuit: In publicis locis atque muneribus atque actionibus patrum iura cum filiorum, qui in magistratu sunt, potestatibus collata interquiescere paululum et conivere, sed cum extra rempublicam in domestica re atque vita sedeatur, ambuletur, in convivio quoque familiari discumbatur, tum inter filium magistratum et patrem privatum publicos honores cessare, naturales et genuinos exoriri


Quali regole di cortesia debbano essere osservate fra padri e figli, sia nel mettersi a tavola, sia nel sedersi e in altri casi simili, vuoi in casa che fuori, quando il figlio è un magistrato e il padre un semplice privato; dissertazione a tale riguardo del filosofo Tauro ed esempio tratto dalla storia di Roma.
Il chiarissimo governatore di Creta, unitamente al proprio padre, venne ad Atene per visitare e conoscere il filosofo Tauro. Questi aveva appena congedati i propri scolari e, seduto dinanzi alla porta della propria stanza, si intratteneva familiarmente con noi che gli stavamo attorno. Entrò il governatore della provincia e con lui il padre suo: Tauro si alzò tranquillamente e dopo uno scambio di saluti si risedette. Fu recata subito una sedia, che era sottomano, e mentre se ne cercava un'altra, venne avvicinata quella che c'era. Tauro invitò il padre del governatore a sedersi. Ma questi rispose: "Si sieda piuttosto costui, che è magistrato del popolo romano". Tauro allora: "Senza pregiudizio per ciò intanto siediti tu, mentre noi ricercheremo e discuteremo se convenga che ti sieda tu, che sei padre, o il figlio, che è magistrato". Ed essendosi il padre seduto, e recata un'altra sedia per il figlio, Tauro si mise a trattare tale argomento con, per Ercole, una molto acuta disamina degli onori e dei doveri. Il succo delle sue parole fu questo: "Nei luoghi pubblici e nelle funzioni e negli atti ufficiali i diritti del padre, posti a confronto con l'autorità del figlio che è magistrato, debbono subire una pausa ed eclissarsi un poco; ma quando, fuoridagli affari pubblici, in casa e nella vita familiare ci si siede, si passeggia, ci si pone a tavola, sempre che si tratti di un pranzo di famiglia, allora cessano fra padre privato e figlio magistrato le distinzioni ufficiali, e riprendono valore quelle naturali e innate.

giada

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