Dum apud Zamam sic certatur, Iugurtha ex improuiso castra hostium cum magna manu invadit; remissis qui in praesidio erant et omnia magis quam proelium expectantibus portam irrumpit. At nostri repentino metu perculsi sibi quisque pro moribus consulunt; alii fugere, alii arma capere; magna pars uulnerati aut occisi. Ceterum ex omni multitudine non amplius quadraginta memores nominis Romani grege facto locum cepere paulo quam alii editiorem, neque inde maxima vi depelli quiuerunt, sed tela eminus missa remittere, pauci in pluribus minus frustrari; sin Numidae propius accessissent, ibi vero virtutem ostendere et eos maxima vi caedere, fundere atque fugare.
Mentre si combatte in questo modo a Zama, Giugurta attacca improvvisamente il campo nemico con grandi forze e per la negligenza delle sentinelle, che tutto s'aspettavano fuorché un attacco, irrompe attraverso una porta. I nostri, in preda al o per la sorpresa, pensano a salvarsi ciascuno a suo modo: alcuni si danno alla fuga, altri prendono le armi, i più rimangono feriti e uccisi. Di tutta quella moltitudine, non più di quaranta, memori del nome romano, raggruppatisi, occuparono una posizione un po' più elevata delle altre e non ci fu forza capace di scacciarli di lì. Rilanciavano i giavellotti scagliati loro di lontano, ed essendo pochi contro molti fallivano meno i colpi. Se poi i Numidi si facevano più sotto, allora davvero davano prova del loro valore e con furia irresistibile li colpivano, li travolgevano e li mettevano in fuga.