E' più utile educare i ragazzi a casa o a scuola?
Quintiliano
Sed nobis iam paulatim adcrescere puer et exire de gremio et discere serio incipiat. Hoc igitur potissimum loco tractanda quaestio est, utiliusne sit domi atque intra privatos parietes studentem continere, an frequentiae scholarum et velut publicatis praeceptoribus tradere. II. Quod quidem cum iis a quibus clarissimarum civitatium mores sunt instituti, tum eminentissimis auctoribus video placuisse. Non est tamen dissimulandum esse nonnullos qui ab hoc prope publico more privata quadam persuasione dissentiant. Hi duas praecipue rationes sequi videntur: unam, quod moribus magis consulant fugiendo turbam hominum eius aetatis quae sit ad vitia maxime prona, unde causas turpium factorum saepe extitisse utinam falso iactaretur: alteram, quod, quisquis futurus est ille praeceptor, liberalius tempora sua inpensurus uni videtur quam si eadem in pluris partiatur. III. Prior causa prorsus gravis: nam si studiis quidem scholas prodesse, moribus autem nocere constaret, potior mihi ratio vivendi honeste quam vel optime dicendi videretur. Sed mea quidem sententia iuncta ista atque indiscreta sunt: neque enim esse oratorem nisi bonum virum iudico et fieri, etiam si potest, nolo. De hac igitur prius.
Ma ormai a poco a poco il nostro ragazzo cominci a crescere, a uscire dal grembo materno e a imparare per davvero. E a questo punto si impone prepotente una questione: se sia più utile far rimanere lo studente a casa tra le pareti domestiche o fargli frequentare la scuola affidandolo a maestri per così dire "pubblici". 2. Noto che questa seconda opzione è risultata gradita sia a coloro che hanno fondato le istituzioni delle città più famose, sia agli autori più importanti. Va detto tuttavia che vi sono alcuni che dissentono per una sorta di convincimento personale da questo uso quasi generalizzato. E fondamentalmente sono due i ragionamenti che sembrano seguire: il primo è che si tutelerebbe meglio la morale rifuggendo dalla folla degli uomini in quell'età che sarebbe più facile preda dei vizi e da cui (magari si trattasse soltanto di un falso modo di dire!) spesso sono sorti motivi di episodi vergognosi; il secondo è che chiunque farà poi da insegnante sembrerà spendere meglio il suo tempo impiegandolo per un solo alunno e non dovendolo ripartire tra tanti. 3. Il primo motivo è particolarmente serio: se infatti fosse evidente che la scuola giova agli studi ma nuoce sotto il profilo morale, mi sembrerebbe prioritario l'interesse all'onestà rispetto a quello per l'oratoria. Ma la realtà è che queste due cose a me paiono legate e inscindibili: infatti penso che non possa esistere l'oratore che non sia l'uomo onesto, e anche se fosse possibile, non lo vorrei. Diamo spazio dunque per prima cosa a questo problema.
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