Strategia di Ciro nella guerra scitica (Giustino)

Messaggioda Assia321 » 2 gen 2010, 14:34

Greco - > Edipo parricida (Apollodoro)

Inizio : Οιδιπους διαφερων των ηλικων εν ρωμη , διά φθονον ωνειδιζετο υποβλητος.
Fine :Οιδιπους και Πολυφοντην και Λάιον απεκτεινε και παρεγενετο εις Θηβασ


Latino - > Strategia di Ciro nella guerra scitica (Giustino)

Inizio: Cyrus , subacta Asia et universo Oriente in potestatem redacto , Scythis bellum infert
Fine : priusque Scythae ebrietate quam bello vincuntur



Latino - > Greci e Romani hanno usi diversi ( Cornelio Nepote)

Inizio: Non dubito fore plerosque , Attice , qui hoc genus scripturae leve et non satis dignum summorum virorum personis iudicent

FIne : Laudi in Creta dicitur adulescentulis quam plurimos habuisse amatores

Assia321

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Messaggioda giada » 2 gen 2010, 18:14

mex privato con versione di greco adesso vedo le altre

giada

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Messaggioda giada » 2 gen 2010, 18:17

[quote="giada"]mex privato con versione di greco adesso vedo le altre




Cyrus subacta Asia et universo Oriente in potestatem redacto Scythis
bellum infert. Erat eo tempore regina Scytharum Tamyris, quae non
muliebriter adventu hostium territa, cum prohibere eos transitu Araxis
fluminis posset, transire permisit, et sibi faciliorem pugnam intra regni
sui terminos rata et hostibus obiectu fluminis fugam difficiliorem. Itaque
Cyrus traiectis copiis, cum aliquantisper in Scythiam processisset, castra
metatus est. Dein postero die simulato metu, quasi refugiens castra
deseruisset, ita vini adfatim et ea, quae epulis erant necessaria,
reliquit. Quod cum nuntiatum reginae esset, adulescentulum filium ad
insequendum eum cum tertia parte copiarum mittit. Cum ventum ad castra
Cyri esset, ignarus rei militaris adulescens, veluti ad epulas, non ad
proelium venisset, omissis hostibus insuetos barbaros vino se onerare
patitur, priusque Scythae ebrietate quam bello vincuntur.



Ciro, sottomessa l'Asia e ridotto in suo potere tutto l'Oriente, muove
guerra agli Sciti. Allora era regina degli Sciti Tamiri che non essendo
stata spaventata . come una donna, dall'arrivo dei nenici permise a questi
il passaggio del fiume Arasse (e) che (lo) attraversassero ritenendo che
la battaglia (fosse) più agevole per lei dentro i confini del suo regno e
che la fuga per i nemici (fosse) più ardua per l'ostacolo del fiume. E
così Ciro, trasportate le truppe oltre , dopo essere avanzato un po' nella
Scizia, collocò l'accampamento. Poi, il giorno dopo, simulata la paura,
come se avesse abbandonato l’accampamento fuggendo, lasciò così gran
quantità di vino e quelle cose che erano necessarie al banchetto. Essendo
stato riferito ciò alla regina, (quest'ultima) manda il figlio (ancora)
giovinetto ad inseguirlo con la terza parte dell'esercito. Ma dopo che si
arrivò all'accampamento di Ciro, il giovinetto, (ancora) inesperto di arte
militare, come se fosse venuto ad un banchetto, non ad un combattimento,
trascurati i nemici, permise ai barbari, che non erano abituati al vino,
di riempirsi di vino e (in questo modo) gli Sciti sono vinti più con
l'ubriachezza che con la guerra.

giada

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Messaggioda giada » 2 gen 2010, 18:23

[quote="giada"][quote="giada"]mex privato con versione di greco adesso vedo le altre




Cyrus subacta Asia et universo Oriente in potestatem redacto Scythis
bellum infert. Erat eo tempore regina Scytharum Tamyris, quae non
muliebriter adventu hostium territa, cum prohibere eos transitu Araxis
fluminis posset, transire permisit, et sibi faciliorem pugnam intra regni
sui terminos rata et hostibus obiectu fluminis fugam difficiliorem. Itaque
Cyrus traiectis copiis, cum aliquantisper in Scythiam processisset, castra
metatus est. Dein postero die simulato metu, quasi refugiens castra
deseruisset, ita vini adfatim et ea, quae epulis erant necessaria,
reliquit. Quod cum nuntiatum reginae esset, adulescentulum filium ad
insequendum eum cum tertia parte copiarum mittit. Cum ventum ad castra
Cyri esset, ignarus rei militaris adulescens, veluti ad epulas, non ad
proelium venisset, omissis hostibus insuetos barbaros vino se onerare
patitur, priusque Scythae ebrietate quam bello vincuntur.



Ciro, sottomessa l'Asia e ridotto in suo potere tutto l'Oriente, muove
guerra agli Sciti. Allora era regina degli Sciti Tamiri che non essendo
stata spaventata . come una donna, dall'arrivo dei nenici permise a questi
il passaggio del fiume Arasse (e) che (lo) attraversassero ritenendo che
la battaglia (fosse) più agevole per lei dentro i confini del suo regno e
che la fuga per i nemici (fosse) più ardua per l'ostacolo del fiume. E
così Ciro, trasportate le truppe oltre , dopo essere avanzato un po' nella
Scizia, collocò l'accampamento. Poi, il giorno dopo, simulata la paura,
come se avesse abbandonato l’accampamento fuggendo, lasciò così gran
quantità di vino e quelle cose che erano necessarie al banchetto. Essendo
stato riferito ciò alla regina, (quest'ultima) manda il figlio (ancora)
giovinetto ad inseguirlo con la terza parte dell'esercito. Ma dopo che si
arrivò all'accampamento di Ciro, il giovinetto, (ancora) inesperto di arte
militare, come se fosse venuto ad un banchetto, non ad un combattimento,
trascurati i nemici, permise ai barbari, che non erano abituati al vino,
di riempirsi di vino e (in questo modo) gli Sciti sono vinti più con
l'ubriachezza che con la guerra.



Non dubito fore plerosque, Attice, qui hoc genus scripturae leve et non satis dignum summorum virorum personis iudicent, cum relatum legent, quis musicam docuerit Epaminondam, aut in eius virtutibus commemorari, saltasse eum commode scienterque tibiis cantasse. Hi si didicerint non eadem omnibus esse honesta atque turpia, sed omnia maiorum institutis iudicari, non admirabuntur nos in Graiorum virtutibus exponendis mores eorum secutos. Neque enim Cimoni fuit turpe, Atheniensium summo viro, sororem germanam habere in matrimonio, quippe cum cives eius eodem uterentur instituto: at id quidem nostris moribus nefas habetur. Magnis in laudibus tota fere fuit Graecia victorem Olympiae citari, in scaenam vero prodire ac populo esse spectaculo nemini in eisdem gentibus fuit turpitudini: quae omnia apud nos partim infamia, partim humilia atque ab honestate remota ponuntur. Contra ea pleraque nostris moribus sunt decora, quae apud illos turpia putantur. Quem enim Romanorum pudet uxorem ducere in convivium? Aut cuius non mater familias primum locum tenet aedium atque in celebritate versatur? Quod multo fit aliter in Graecia: nam neque in convivium adhibetur nisi propinquorum, neque sedet nisi in interiore parte aedium, quae gynaeconitis appellatur, quo nemo accedit nisi propinqua cognatione coniunctus.
Laudi in Creta dicitur adulescentulis quam plurimos habuisse amatores. Nulla Lacedaemoni vidua tam est nobilis quae non ad cenam eat mercede conducta.



Non dubito, Attico, che ci saranno moltissimi che giudicheranno questo (mio) modo di raccontare frivolo e piuttosto indegno dei caratteri di grandissimi uomini, quando leggeranno, riportato (da me), (il nome di) chi insegnò la musica ad Epaminonda, o (vedranno) ricordare fra le sue qualità (il fatto) che ballava con grazia e suonava il flauto con perizia. Costoro, se si renderanno conto che le cose onorevoli e (quelle) vergognose non sono le stesse per tutti, ma che tutto viene giudicato secondo le consuetudini degli antenati, non si stupiranno che io, nell´esporre le virtù dei Greci, mi sia adeguato alla loro morale. Infatti per Cimone, sommo Ateniese, non fu vergognoso avere come moglie la (propria) sorella germana, dal momento che i suoi concittadini ammettevano lo stesso uso: eppure questo, secondo la nostra morale, è considerato empio. Pressoché in tutta la Grecia fu (considerato) fra i (più) grandi onori essere proclamato vincitore ad Olimpia, e per nessuno, in (quelle) stesse popolazioni, fu (motivo) di vergogna salire in scena e dare spettacolo di fronte al popolo: tutte cose che presso di noi sono considerate in parte infami, in parte ignobili e lontane dalla rispettabilità. Al contrario, sono onorevoli secondo la nostra mentalità moltissimi comportamenti che presso di loro (= i Greci) sono considerati vergognosi. Chi fra i Romani, infatti, si vergogna di portare la moglie ad un banchetto? O quale madre di famiglia non occupa il vestibolo di una casa e (non) si aggira fra la gente? Ma le cose stanno molto diversamente in Grecia: infatti, né (la donna) viene invitata ad un banchetto, se non di parenti, né risiede (in altro luogo) se non nella parte più interna della casa, che si chiama "ginecèo", dove nessuno ha accesso se non (è suo) congiunto per stretta parentela.
A Creta è titolo di lode per i giovani aver avuto il maggior numero possibile di amanti. A Sparta non c'è nessuna vedova per quanto nobile che non si rechi, dietro mercede, ad un banchetto.

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