Ad summas atque incredibiles occupationes meas accedit quod nullam a me soleo epistulam ad te sinere sine argumento ac sententia pervenire. Et primum tibi, ut aequum est civi amanti patriam, quae sint in re publica, exponam: deinde, quoniam tibi amore nos proximi sumus, scribemus etiam de nobis ea, quae scire te non nolle arbitramur. Atque in re publica nunc quidem maxime Gallici belli versatur metus. Nam Haedui fratres nostri pugnam nuper malam pugnarunt et Helvetii sine dubio sunt in armis excursionesque in provinciam faciunt. Senatus decrevit ut consules duas Gallias sortirentur, dilectus haberetur, legati mitterentur, qui adirent Galliae civitates darentque operam ne eae se cum Helvetiis coniungerent.
Ai miei pesantii ed immensii impegni si aggiunge il fatto che non ho l'abitudine di lasciare arrivare a te alcuna mia priva di contenuto e di pensiero. E dunque, in primo luogo racconterò a te, come è giusto a un cittadino amante della patria, le cose che avvengono nella repubblica: in secondo luogo, poiché noi siamo vicini a te con amore, scriveremo anche riguardo a noi queste cose che riteniamo tu voglia sapere. E certamente ora nella repubblica si trova soprattutto il timore per la guerra gallica. Infatti gli Edui, nostri alleati, hanno recentemente subìto una disfatta (hanno combattuto una battaglia perduta) e gli Elvezi sono senza dubbio alle armi e fanno scorrerie nella Provincia. Il Senato stabilì che i consoli ricevessero in sorte le due Gallie, che si facesse un arruolamento, che fossero mandati degli ambasciatori a visitare le popolazioni della Gallia e a fare in modo che quelle non si alleassero con gli Elvezi.