Necessità della filosofia cioè della saggezza versione senec

Messaggioda tresiii » 5 gen 2010, 11:57

ciaooo... per favore potete aiutarmi con queste due versioni?!?
le scrivo qui...

1) "L'inattività è cosa innaturale" da Cicerone
inizio: Plane perspicua nec dubitanda indicia naturae sunt, maxime...
fine: sed motus solutos et vagos, a natura sibi tributos, requirunt.


2) "Necessità della filosofia, cioè della saggezza" da Seneca
inizio: Non est pholosophia populare artificium nec ostentationi paratum...
fine: ut fortunae contumaciter; haec docebit ut deum sequaris, feras casus.


per favore aiutatemi!!!
grazie!!! =)

tresiii

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Risposte:

Messaggioda giada » 5 gen 2010, 13:57

plane perspicua minimeque dubitanda indicia naturae, maxime scilicet in homine sed in omni animali, ut appetat animus aliquid agere semper neque ulla condicione quietem sempiternam possit pati. Facile est hoc cernere in primis puerorum aetatulis. Quamquam enim vereor, ne nimius in hoc genere videar, tamen omnes veteres philosophi, maxime nostri, ad incunabula accedunt, quod in pueritia facillime se arbitrantur naturae voluntatem posse cognoscere. Videmus igitur ut conquiescere ne infantes quidem possint. cum vero paulum processerunt, lusionibus vel laboriosis delectantur, ut ne verberibus quidem deterreri possint, eaque cupiditas agendi aliquid adolescit una cum aetatibus. Itaque, ne si iucundissimis quidem nos somniis usuros putemus, Endymionis somnum nobis velimus dari, idque si accidat, mortis instar putemus
Quin etiam inertissimos homines nescio qua singolari segnitia praeditos videmus tamen et corpore et animo moveri semper et, cum re nulla impediantur necessaria, aut alveolum poscere aut quaerere quempiam ludum aut sermonem aliquem requirere, cumque non habeant ingenuas ex doctrina oblectationes, circulos aliquos et sessiunculas consectari. quin ne bestiae quidem, quas delectationis causa concludimus, cum copiosius alantur, quam si essent liberae, facile patiuntur sese contineri motusque solutos et vagos a natura sibi tributos requirunt

vi sono i segni della natura anche più chiari, perspicui e indubitabili, che l’animo cerca sempre qualche attività e non può sopportare ad alcuna condizione la quiete perpetua. Questo è facile rilevarlo agli inizi dell’infanzia dei bambini. Infatti benché io tema di sembrare di troppo in questo genere, tuttavia tutti gli antichi filosofi, soprattutto i nostri, si avvicinano all’infanzia, poiché nella fanciullezza assai facilmente ritengono di poter conoscere la volontà della natura. Vediamo dunque che neppure i bambini posso star fermi, e quando crescono un po’, sono rallegrati da giochi anche faticosi, tanto che non li si può distogliere neppure con le percosse, e quel desiderio di far qualcosa cresce insieme all’età. Pertanto neppure se noi ritenessimo di poter disporre di sogni bellissimi, vorremmo che ci venisse concesso il sonno di Endimione, e se questo accadesse, lo riterremmo a somiglianza della morte alla morte
vediamo che le persone più inoperose, dotate di una non so qual straordinaria pigrizia, tuttavia son sempre in movimento nel corpo e nell'anima e, quando nessuna esigenza indispensabile li impedisce, chiedono un tavoliere per dadi o cercano qualche gioco o sentono il bisogno di una conversazione, e poichè non hanno i nobili diletti della cultura, vanno in cerca di qualche crocchio o di convegni per conversare. Anzi neppur le bestie che noi chiudiamo in gabbia per nostro diletto si adattano facilmente - benchè ricevano un'alimentazione più abbondante che se fossero libere - ad essere tenute ferme, e sentono il bisogno dei movimenti liberi e senza meta loro assegnati di natura

giada

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Messaggioda tresiii » 5 gen 2010, 14:20

grazie!

ti ho mandato un messaggio privato!

tresiii

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Messaggioda giada » 5 gen 2010, 14:26

La filosofia non è un artificio popolare, destinato all’ostentazione: nè nelle parole ma nelle cose. E non è utilizzata per questo, cioè perchè il giorno si consumi con qualche distrazione, perchè si sottragga all’ozio il fastidio: forma e da struttura all’animo, dispone la vita, regge le azioni, mostra ciò che si deve fare eciò che si può trascurare, siede al timone e dirige il corso in mezzo alla variabilità delle cose che sono mobili. Senza questa nessuno può vivere intrepidamente, nessuno tranquillamente; in ogni momento si presentano innumerevoli circostanze che esigono una risoluzione, che bisogna chiedere a questa (la filosofia). Qualcuno dirà: “A che mi serve la filosofia, se esiste il fato? A che serve, se c'è un dio governatore? A che serve, se domina il caso? Infatti e gli eventi prestabiliti non possono essere modificati, e niente puòessere predisposto contro quelli incerti, ma, o un dio si è impadronito della mia decisione e ha deciso che cosa dovessi fare, o la sorte non concede nulla al mio giudizioQualunque cosa esista tra questebisogna filosofare: sia che le sorti ci vincolino con la legge inesorabile, sia che un dio, arbitro dell’universo, abbia disposto ogni cosa, sia che il caso metta in movimento e agiti senza ordine le vicende umane, la filosofia ci deve proteggere. Questa esorterà; ad affrontare volentieri dio, con fierezza la sorte; questa insegnerà a seguire dio, sopportare il caso

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