Igitur amicitia Masinissae bona atque honesta nobis permansit. Sed imperi vitaeque eius finis idem fuit. Dein Micipsa filius regnum solus obtinuit Mastanabale et Gulussa fratribus morbo absumptis. Is Adherbalem et Hiempsalem ex sese genuit Iugurthamque filium Mastanabalis fratris, quem Masinissa, quod ortus ex concubina erat, privatum dereliquerat, eodem cultu quo liberos suos domi habuit.Qui ubi primum adolevit, pollens viribus, decora facie, sed multo maxime ingenio validus, non se luxu neque inertiae corrumpendum dedit, sed, uti mos gentis illius est, equitare, iaculari; cursu cum aequalibus certare et, cum omnis gloria anteiret, omnibus tamen carus esse; ad hoc pleraque tempora in venando agere, leonem atque alias feras primus aut in primis ferire: plurimum facere, et minimum ipse de se loqui.
Da allora l'amicizia di massinista fu con noi rimase ma con la sua vita finì anche il suo impero.
In seguito regnò da solo suo figlio Micipsa, poiché erano morti di malattia i suoi fratelli Mastanabale e Gulussa. Egli ebbe due figli, Aderbale e Iempsale, e accolse in casa, educandolo come i propri figli, il figlio del fratello Mastanabale, Giugurta, che Massinissa aveva escluso dalla successione perché nato da una concubina.Costui, divenuto un giovane prestante e di bell'aspetto, ma soprattutto ragguardevole per intelligenza, non si lasciò corrompere dai piaceri e dall'ozio, ma, secondo gli usi della sua gente, cavalcava, lanciava il giavellotto, gareggiava con i coetanei nella corsa: e, benché eccellesse su tutti, a tutti, nondimeno, era caro. Dedicava, inoltre, la maggior parte del suo tempo alla caccia, era il primo o fra i primi a colpire il leone e simili fiere: quanto più agiva, tanto meno parlava di sé.