versione Cicerone: Accettiamo ciò che la natura ci riserva

Messaggioda ginotheboss » 29 gen 2010, 14:56

ciao ragazzi avrei bisogno della seguente versione:
titolo: Accettiamo ciò che la natura ci riserva

inizio: Nihil miremur eorum ad quae nati

fine: qui imperatorem gemens sequitur.

grazie

ginotheboss

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Messaggioda giada » 29 gen 2010, 15:08

ti prego di mettere il libro di testo dal quale hai preso questa versione ATTENDO TUA RISPOSTA


Nihil miremur eorum, ad quae nati sumus, quae ideo nulli querenda quia paria sunt omnibus. Ita dico, paria sunt. Nam etiam quod effugit aliquis, pati potuit. Aequum autem ius est non quo omnes usi sunt sed quod omnibus latum est. Imperetur aequitas animo et sine querella mortalitatis tributa pendamus. Hiems frigora adducit: algendum est. Aestas calores refert: aestuandum est. Intemperies caeli valetudinem temptat: aegrotandum est. Et fera nobis aliquo loco occurret et homo perniciosior feris omnibus: aliud aqua, aliud ignis eripiet. Hanc rerum condicionem mutare non possumus: illud possumus, magnum sumere animum et viro bono dignum, quo fortiter fortuita patiamur et naturae consentiamus. Natura autem hoc, quod vides, regnum mutationibus temperat: nubilo serena succedunt; turbantur maria cum quieverunt; flant in vicem venti; noctem dies sequitur; pars caeli consurgit, pars mergitur: contrariis rerum aeternitas constat. Ad hanc legem animus noster aptandus est; hanc sequatur, huic pareat; et quaecumque fiunt, debuisse fieri putet nec velit obiurgare naturam. Optimum est pati, quod emendare non possis, et deum, quo auctore cuncta proveniunt, sine murmuratione comitari: malus miles est qui imperatorem gemens sequitur.

Non dovremo meravigliarci di quelle cose, per le quali siamo nati, perciò nessuno se ne deve lagnare , in quanto sono uguali per tutti. Così dico, sono uguali. Infatti anche ciò che qualcuno ha evitato, avrebbe potuto subirlo. Invece una legge giusta non è quella della quale tutti si servono, ma quando è a disposizione di tutti. L'equità sia imposta al nostro animo e senza lamentarci paghiamo i tributi del nostro stato mortale. L'inverno porta il freddo: dobbiamo sopportarlo. L'estate porta il caldo: dobbiamo aver caldo; l’inclemenza del tempo attenta alla nostra salute: dobbiamo cadere ammalati. E una belva ci assalirà in qualche e [ci assalirà] un uomo più pericoloso di tutte le belve: l’acqua ci toglierà una cosa, un’altra il fuoco. Non possiamo mutare questo stato di cose: questo possiamo fare, assumere un animo grande e degno di un uomo buono, per sopportare con vigore gli imprevisti e convivere con la natura. La natura invece dirige questo regno, che vedi, con i cambiamenti: il sereno succede alle nuvole; i mari vengono mossi quando erano calmi; i venti soffiano alternativamente; il giorno segue la notte: una parte del cielo si innalza, un’altra sprofonda: l'eternità consta per i contrari delle cose. Il nostro animo si deve adattare a questa legge, questa segua, a questa ubbidisca; e qualunque cosa accada, ritenga che sarebbe dovuto accadere, e non rimproveri la natura. La cosa migliore è sopportare ciò che non puoi correggere e acompagnare il dio, con la cui opera tutte le cose provengono, senza proteste: è un cattivo soldato colui che segue lamentandosi il comandante

giada

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Messaggioda ginotheboss » 29 gen 2010, 16:55

l'ho presa da una fotocopia dataci dalla nostra prof...mi disp non potervi aiutare :sad:

ginotheboss

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