Rufus,vir senatorii ordinis,inter cenam Caesari Augusto acerbe maledixerat eique mortem optaverat.Postero die servus ei narrat quae ebrius inter cenam dixisset eique suadet ut a Caesare veniam petat.Mox ille Caesari accurrit et,cum iurasset se pridie ebrium malam mentem habuisse,eum rogavit un sibi ignosceret.Quod cum Caesar non recusavisset:"Nemo-inquit-credet te mihi ignovisse,nisi aliqua re a te donatus ero".Petivit igitur haud parvam summam.Tum lepide Caesar:"Nunc-inquit-dabo operam ne umquam tibi irascar".Bene iudicanti hoc magno honori Augusto tribuendum est.Inimico enim parcens,liberalem et facetum se ostendit
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/versione-latino/generoso-e-spiritoso.html
Rufo, uomo dell’ordine dei senatori, durante una cena aspramente aveva maledetto Cesare Augusto e gli aveva augurato la morte. Il giorno seguente un servo gli riferisce le cose che ubriaco aveva detto durante la cena e lo persuade a chiedere perdono a Cesare. Egli subito corre da Cesare e, dopo aver giurato di aver avuto il giorno prima un pensiero malsano perché ubriaco, lo pregò di perdonarlo. Poichè Cesare non rifiutò ciò, disse: “ Nessuno crederà che tu mi abbia perdonato, se e da te non sarò stato donato di qualche cosa” Chiese dunque una non piccola somma. Allora spiritosamente Cesare disse: “ Ora mi impegnerò per non arrabbiarmi mai con te”. Ad un buon giudicante ciò deve essere attribuito a grande onore di Augusto. Infatti perdonando il nemico, si mostrò anche generoso e spiritoso