Egrediebatur domo; accipit codicillos Rectinae Casci imminenti periculo exterritae (nam villa eius subiacebat, nec ulla nisi navibus fuga): ut se tanto discrimini eriperet orabat. Vertit ille consilium et quod studioso animo incohaverat obit maximo. Deducit quadriremes, ascendit ipse non Rectinae modo sed multis (erat enim frequens amoenitas orae) laturus auxilium. Properat illuc unde alii fugiunt, rectumque cursum recta gubernacula in periculum tenet adeo solutus metu, ut omnis illius mali motus, omnis figuras ut deprenderat oculis, dictaret enotaretque.
Iam navibus cinis incidebat, quo propius accederent, calidior et densior, iam pumices etiam nigrique et ambusti et fracti igne lapides, iam vadum subitum ruinaque montis litora obstantia. Cunctatus paulum an retro flecteret, mox gubernatori ut ita faceret, monenti «Fortes» inquit «fortuna iuvat: Pomponianum pete».
Mentre usciva di casa, riceve una lettera di Rettina, moglie di Casco, atterrita dal pericolo incombente (infatti la sua villa era sotto il monte e non c'era via di scampo se non per nave): pregava che la strappasse da quel rischio così grande. Egli allora cambia idea e ciò che aveva incominciato con l'animo dello studioso l'affronta con l'animo dell'eroe. Fa uscire delle quadriremi, vi sale egli stesso per portare aiuto non solo a Rettina ma a molti (era infatti molto popolato il litorale per la sua bellezza). Si affretta là donde gli altri fuggono e punta la rotta e il timone verso il pericolo, così immune da paura da dettare e da annotare tutte le variazioni e tutte le configurazioni di quel cataclisma, come le coglieva coi suoi occhi.
Già la cenere cadeva sulle navi, più calda e più densa quanto più si avvicinavano; già cadevano anche pomici e pietre nere, arse e spezzate dal fuoco; già un improvviso bassofondo e la frana del monte impedivano di accostarsi alla riva. Dopo avere brevemente esitato se dovesse tornare indietro, al pilota che così lo consigliava poi subito disse: «La fortuna aiuta i forti; dirigiti da Pomponiano!».