Tertio anno post Satricum restitutum a Volscis M. Valerius Coruus iterum consul cum C. Poetelio factus, cum ex Latio nuntiatum esset legatos ab Antio circumire populos Latinorum ad concitandum bellum, prius quam plus hostium fieret Volscis arma inferre iussus, ad Satricum exercitu infesto pergit. Quo cum Antiates aliique Volsci praeparatis iam ante, si quid ab Roma moueretur, copiis occurrissent, nulla mora inter infensos diutino odio dimicandi facta est. Volsci, ferocior ad rebellandum quam ad bellandum gens, certamine uicti fuga effusa Satrici moenia petunt; et ne in muris quidem satis firma spe, cum corona militum cincta iam scalis caperetur urbs, ad quattuor milia militum praeter multitudinem imbellem sese dedidere. Oppidum dirutum atque incensum: ab aede tantum Matris Matutae abstinuere ignem: praeda omnis militi data. Extra praedam quattuor milia deditorum habita; eos uinctos consul ante currum triumphans egit; uenditis deinde magnam pecuniam in aerarium redegit. Sunt qui hanc multitudinem captiuam seruorum fuisse scribant, idque magis ueri simile est quam deditos venisse.
Nel terzo anno dopo che Satrico era stata ricostruita dai Volsci, Marco Valerio Corvo venne eletto console per la seconda volta insieme a Gaio Petelio. Quando dal Lazio arrivò la notizia che ambasciatori di Anzio andavano tra le tribù latine con l'intento di scatenare una guerra, Valerio ricevette l'ordine di affrontare i Volsci prima che si sollevassero altri nemici e marciò alla volta di Satrico con un esercito in assetto di guerra. Là gli Anziati e altre genti dei Volsci gli andarono incontro con forze già predisposte per un'eventuale sortita romana: tra i due popoli vi era un odio antico, e la battaglia iniziò senza indugi. I Volsci, gente portata più a prendere le armi per rivoltarsi che a condurre una guerra vera e propria, furono sconfitti sul campo e si rintanarono dentro le mura di Satrico con una fuga disordinata. Ma nemmeno le mura garantivano loro la sicurezza, e così, quando la città circondata dalle truppe nemiche era ormai sul punto di essere conquistata con le scale da assedio, si arrese un numero di uomini che, a prescindere dai civili, ammontava a circa quattro mila unità. La città venne rasa al suolo e data alle fiamme. Il solo edificio a non essere incendiato fu il tempio della Madre Matuta. Il bottino fu integralmente assegnato agli uomini. I quattro mila soldati che si erano arresi non vennero inclusi nel bottino: il console li fece camminare incatenati di fronte al proprio carro durante il trionfo. Venduti in séguito all'asta, essi apportarono una grande quantità di denaro alle casse dello Stato. Alcuni storici sostengono che questa massa di prigionieri fosse costituita da schiavi, cosa ben più credibile di quanto non sia la notizia di uomini arresisi e poi venduti all'asta.