ecco a te non hai scritto il finale ma credo sia tutta no?
Erit eloquens is qui in foro causisque civilibus ita dicet, ut probet, ut delectet, ut animos flectat. Probare necessitatis est, delctare suavitatatis, flectere vicoriae: nam id unum omnibus ad obtinendas causas potest plurimum. Sed quot officia oratoris, tot sunt genera dicendi: subtile in probando, modicum in delectando, vehemens in flectendo; in quo uno vis omnis oratoris est. Magni igitur iudicii, summae etiam facultatis esse debebit moderator ille et quasi temperator huius tripertitae varietatis. Nam et iudicabit quid cuique opus sit et poterit, quocumque modo postulabit causa, dicere. Sed est eloquentiae sicut reliquarum rerum fundamentum sapienta. Ut enim vita, sic in oratione nihil est difficilius quam quid diceat videre.
nel foro e nelle cause civili parlerà in modo da convincere, riuscire gradito e commuovere gli animi. Convincere è necessario (lett.: fa parte della necessità), riuscire gradito è piacevole [lett.: fa parte della dolcezza], commuovere è vincere (lett.: fa parte della vittoria): infatti solo questa cosa può avere, per vincere le cause, moltissima influenza su tutti. Ma quanti (sono) i doveri degli oratori, tanti sono i generi del parlare (dell'eloquenzia): acuto nel convincere, moderato nel procurare diletto, efficace nel commuovere; in questa sola cosa vi è tutta la forza dell'oratore. Dunque di grande giudizio, anche di somma abilità dovrà essere egli come regolatore e quasi moderatore di questa triplice diversità. Infatti sia giudicherà cosa occorra [opus sit] a ciascuno e potrà dire in qualunque modo richiederà la causa. Ma il fondamento dell'eloquenza è la sapienza, così come delle altre cose. Come infatti nella vita, così nel parlare niente è più difficile che vedere cosa convenga (dire)