da giada » 8 apr 2010, 14:51
Nam cum otio langueremus et is esset rei publicae status, ut eam unius consilio atque cura gubernari necesse esset, primum ipsius rei publicae causa philosophiam nostris hominibus explicandam putavi magni existimans interesse ad decus et ad laudem civitatis res tam gravis tamque praeclaras Latinis etiam litteris contineri.
Eoque me minus instituti mei paenitet, quod facile sentio, quam multorum non modo discendi, sed etiam scribendi studia commoverim. Complures enim Graecis institutionibus eruditi ea, quae didicerant, cum civibus suis communicare non poterant, quod illa, quae a Graecis accepissent, Latine dici posse diffiderent.
Et si omnia philosophiae praecepta referuntur ad vitam, arbitramur nos et publicis et privatis in rebus ea praestitisse, quae ratio et doctrina praescripserit. Sin autem quis requirit, quae causa nos inpulerit, ut haec tam sero litteris mandaremus, nihil est, quod expedire tam facile possimus. Nam cum otio langueremus et is esset rei publicae status, ut eam unius consilio atque cura gubernari necesse esset, primum ipsius rei publicae causa philosophiam nostris hominibus explicandam putavi magni existimans interesse ad decus et ad laudem civitatis res tam gravis tamque praeclaras Latinis etiam litteris contineri.
Hortata etiam est, ut me ad haec conferrem, animi aegritudo fortunae magna et gravi commota iniuria; cuius si maiorem aliquam levationem reperire potuissem, non ad hanc potissimum confugissem
Stavo attraversando un periodo di forzata inattività e la situazione politica era tale da rendere inevitabile che una unica mente direttiva si curasse del governo dello Stato. Ritenni per tanto mio compito, in primo luogo per il bene stesso della Repubblica, farmi maestro di filosofia ai miei concittadini, nella profonda convinzione che, se temi di tanta importanza e profondità fossero entrati a far parte anche dei patrimonio delle lettere latine, molto onore e lustro ne sarebbe derivato alla comunità.
Tanto meno mi pento della mia decisione in quanto ben vedo in quanti ho acceso il desiderio non solo di apprendere, ma anche di scrivere. Non pochi, infatti, benché educati alla scuola dei Greci, non erano in grado di rendere í loro concittadini partecipi della stessa cultura per scarsa fiducia nella possibilità di esprimere in latino le nozioni apprese dai Greci.
E se e vero che tutti gli ammaestramenti della filosofia hanno un rapporto con la vita, ci sembra di aver sempre uniformato il nostro comportamento sia in pubblico sia in privato alle prescrizioni di una dottrina razionale. Che se poi mi si chiede per qual ragione mi sia risoluto così tardi ad affidare i frutti di queste mie meditazioni ad opere scritte, non v'è nulla di cui io possa più facilmente rendere conto. Stavo attraversando un periodo di forzata inattività e la situazione politica era tale da rendere inevitabile che una unica mente direttiva si curasse del governo dello Stato. Ritenni per tanto mio compito, in primo luogo per il bene stesso della Repubblica, farmi maestro di filosofia ai miei concittadini, nella profonda convinzione che, se temi di tanta importanza e profondità fossero entrati a far parte anche dei patrimonio delle lettere latine, molto onore e lustro ne sarebbe derivato alla comunità.
Sono stato altresì indotto a questa attività dal profondo stato di prostrazione in cui mi aveva gettato una grave e fatale disgrazia. Se avessi trovato un rimedio più efficace, non sarei certo ricorso a questo _________________