Duodequadraginta annos tyrannus Syracusanorum fuit Dionisyus, cum quinque et viginti annos natus dominatum occupavisset. Servitute oppressam tenuit civitatem. De hoc homine a bonis auctoribus sic scriptum accepimus, fuisse virum acrem et industrium, maleficum tamen natura et iniustum. Qui cum abundaret et aequalium familiaritatibus et consuetudine propinquorum, credebat eorum nemini, sed quibusdam convenis et feris barbaris corporis custodiam committebat. Ita propter iniustam dominatus cupiditatem in carcerem quodam modo ipse se includerat. Quin etiam ne tonsori collum committeret, tondere filias suas docuit. Ita sordido ancillarique artificio regiae virgines, ut tonstriculae, tondebant barbam et capillum patris. Et tamen ab ipsis, cum iam essent adultae, ferrum removit istituitque ut cadentibus iuglandium putaminibus barbam sibi et capillum adurerent.
Dionigi fu tiranno dei Siracusani per trentotto anni, da quando all'età di venticinque anni si impadronì del potere. Mantenne la città oppressa con la schiavitù. Riguardo a quest'uomo abbiamo appreso così scritto da eccellenti storici, che fu un uomo violento e operoso, tuttavia malvagio per natura, e ingiusto. Il quale, poiché abbondava sia delle amicizie dei contemporanei, sia dell'intimità dei parenti, non dava credito a nessuno di loro, ma affidava la custodia del corpo ad alcuni forestieri e a rozzi stranieri. Così, a causa dell'ingiusta avidità di potere si era come autorecluso in carcere. Anzi, per non affidare il collo al barbiere insegnò alle sue figlie a far la barba. Pertanto, con una attività umile e servile, le principesse tagliavano i capelli e la barba del padre come delle misere barbiere. E tuttavia quando ormai divennero adulte, allontanò il ferro (il rasoio) da loro stesse e decise che gli bruciassero la barba e i capelli con gusci vuoti di noci
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