Siculorum quam suscepi relinquo, iudicium de pecuniis repetundis ne sit hoc tempore, Segestanorum iniuriae neglegantur: basis P. Scipionis restituatur, nomen invicti imperatoris incidatur, signum pulcherrimum Carthagine captum reponatur. Haec abs te non Siculorum defensor, non tuus accusator, non Segestani postulant, sed is qui laudem gloriamque P. Africani tuendam conservandamque suscepit. Non vereor ne hoc officium meum P. Servilio iudici non probem, qui cum res maximas gesserit monumentaque suarum rerum gestarum cum maxime constituat atque in iis elaboret profecto volet haec non solum suis posteris verum etiam omnibus viris fortibus et bonis civibus defendenda, non spolianda improbis tradere
Ti chiedo indietro, Verre, il monumento di P. Africano. Lascio la causa dei Siciliani, che avevo accettato, non abbia luogo, in questo momento il giudizio sul peculato, siano trascurate le ingiustizie verso i Segestani: sia ricollocata al suo posto la base [della statua] di P. Scipione, [ci] sia inciso il nome del comandante invitto, si rimetta al suo posto il bellissimo vessillo catturato a Cartagine. Queste cose non ti chiedo come difensore dei Siciliani, non come tuo accusatore, non come rivendicano i Segestani, ma come colui che si è preso l' incarico di tutelare e conservare la lode e la gloria di P. Africano. Non ho timore che questo mio incarico non sia approvato dal giudice P. Servilio, che avendo compiuto gesta memorabili e avendo soprattutto fondato monumenti delle sue imprese, da esse di certo non vuole allontanarsi, e queste cose vuole trasmettere non solo ai suoi posteri ma anche che devono essere difese da tutti gli uomini forti e buoni cittadini, e non da spogliare da parte dei delinquenti.