da giada » 7 mag 2010, 17:06
inizio : ουκ οισθα οτι μεν τουδε ουδευι αντρωπων υφειμην αν βελτιον...
fine : πλειστον δε ποθον εμποιουσα των τελευτωντων.
Non sai che fino ad oggi non avrei potuto concedere a nessun uomo (l'affermazione) di aver vissuto meglio di me? Infatti è cosa graditissima per me sapere che tutta la vita è stata vissuta in modo conforme alle leggi umane e divine; cosicchè meravigliandomi fortemente scoprivo che me stesso e loro che sono con me conoscono di me quelle cose. Ora se l'età avanzerà ancora, so che ci sarà la necessità di compiere le cose della vecchiaia, sia vedere peggio che sentire meno sia essere più lento nell'apprendere e più smemorato sulle cose che ho imparato. Se mi accorgessi di diventare peggiore e criticassi me stesso, disse, come potrei vivere ancora beatamente? Forse certamente, disse lui, anche un dio per benevolenza assicura a me non solo di perdere la vita nel momento giusto dell'età, ma anche nel modo più facile possibile. Se infatti ora sia condannato, è chiaro che mi sarà possibile chiedere la morte che è stata giudicata più facile da coloro che hanno curato ciò, la più tranquilla per gli avvisi, la morte che produce il sonno desiderio di coloro che muoiono.