Boudica Era di statura imponente, dall’aspetto terribile, di sguardo lampeggiante ferocissimo e di voce glaciale; una gran massa di capelli fulvi le calava sulle spalle; intorno alla sua gola c’era una grossa collana d’oro e indossava una tunica di vari colori con sopra un mantello fermato da una fibbia. Questo era il suo invariabile abbigliamento.
Avete certo inteso quanto sia preferibile una libera povertà alle ricchezze che si posseggono nella servitù. [...] Non sarebbe forse meglio il venderci schiavi a qualcuno una sola volta, piuttosto che esser costretti ogni anno a redimerci sotto il vano nome di libertà? Quanto non sarebbe meglio l'essere uccisi e il perire, che il portare a spasso le nostre teste tributarie? [...] Siamo sprezzati e conculcati da coloro che non sanno far altro, se non aspirare avidamente al proprio guadagno. [...] Non dovete aver paura dei Romani: non sono più numerosi di noi, né più forti. Guardateli bene: si coprono di elmi, di corazze, di gambiere, si riparano dietro valli, mura, fosse, per non esser minimamente feriti da ostili incursioni. I Romani amano far uso di tutti questi presidi per paura, anziché intraprendere azioni contro il nemico speditamente, alla nostra maniera. D'altronde noi abbondiamo di tanta forza, che le nostre tende sono più sicure delle loro mura, i nostri scudi migliori di qualunque loro armatura. [...] Non ci sono pari nel sopportare la fame, la sete, il freddo, il caldo; sempre abbisognano di ombra, di coperture, di frumento macinato, di vino, di olio in tal misura che, se una sola di queste cose viene a mancare, subito periscono. Per noi, invece, qualunque erba o radice è cibo; qualunque succo è olio; qualunque acqua è vino; qualunque albero è casa».