ALLARME A ROMA PER UNA NOTIZIA INGIGANTITA Versione LIVIO

Messaggioda 4ever » 20 lug 2010, 12:54

Ciao, mi servirebbe una versione di latino che si intitola "Allarme a Roma per una notizia ingigantita". Ti metto anche inizio e fine del testo.
Inizio: Titinius Genuciusque tribuni militum profecti...
Fine: ...templisque ac moenibus Romanis arcerent.

Grazie mille x l'aiuto! grazieate

4ever

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Messaggioda giada » 20 lug 2010, 13:01

Titinius Genuciusque tribuni militum profecti aduersus Faliscos Capenatesque, dum bellum maiore animo gerunt quam consilio, praecipitauere se in insidias. Genucius morte honesta temeritatem luens ante signa inter primores cecidit; Titinius in editum tumulum ex multa trepidatione militibus collectis aciem restituit; nec se tamen aequo loco hosti commisit. Plus ignominiae erat quam cladis acceptum, quae prope in cladem ingentem uertit; tantum inde terroris non Romae modo, quo multiplex fama peruenerat, sed in castris quoque fuit ad Veios. Aegre ibi miles retentus a fuga est cum peruasisset castra rumor ducibus exercituque caeso uictorem Capenatem ac Faliscum Etruriaeque omnem iuuentutem haud procul inde abesse. His tumultuosiora Romae, iam castra ad Veios oppugnari, iam partem hostium tendere ad urbem agmine infesto, crediderant; concursumque in muros est et matronarum, quas ex domo conciuerat publicus pauor, obsecrationes in templis factae, precibusque ab dis petitum ut exitium ab urbis tectis templisque ac moenibus Romanis arcerent

Titinio e Genucio marciarono contro i Falisci e i Capenati, ma la loro condotta di guerra fatta più di facili entusiasmi che di vera strategia militare li fece finire in un'imboscata. Genucio, scontando con una morte onorevole l'eccesso di imprudenza, cadde in prima linea davanti alle insegne. Titinio invece, riuscì a riunire su un'altura i suoi uomini sparpagliatisi in preda al panico e riordinò le file, ma non osò affrontare il nemico in campo aperto. Più che una sconfitta si era subìto uno smacco, che per poco non si trasformò in un grave disastro, tanto fu il panico diffusosi non solo a Roma (dove erano arrivate le notizie più disparate), ma anche nell'accampamento di fronte a Veio. Lì i comandanti riuscirono a malapena a trattenere i soldati dalla fuga, perché si era sparsa in giro la voce che Capenati, Falisci e tutta la gioventù etrusca, reduci dall'aver massacrato l'esercito e i generali romani, non erano molto lontani. A Roma erano arrivate notizie ancora più allarmanti: l'accampamento di fronte a Veio era già in stato d'assedio e colonne di nemici pronte a battersi stavano ormai marciando alla volta di Roma. Ci fu un accorrere scomposto di gente sulle mura. Le matrone, richiamate fuori dalle case dalla paura generale, si riversarono nei templi a rivolgere preghiere e suppliche agli dèi: promettendo di ripristinare i riti sacri com'era prescritto, di scongiurare i prodigi, esse imploravano le divinità di risparmiare le case, i templi e le mura di Roma

giada

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