Scipio Africanus antiquior quanta virtutum gloria praestiterit et quam fuerit altus animi atque magnificus et qua sui conscientia subnixus, plurimis rebus, quae dixit quaeque fecit, declaratum est. Cum M. Naevius tribunus plebis accusaret eum ad populum diceretque accepisse
a rege Antiocho pecuniam, ut condicionibus gratiosis et mollibus pax cum eo populi Romani nomine fieret et quaedam item alia crimine daret indigna tali viro, tum Scipio pauca praefatus, quae dignitas vitae suae atque gloria postulabat: ''memoria'' inquit: ''Quirites, repeto diem esse hodiernum, quo Hannibalem Poenum imperio vestro inimicissimum magno proelio vici in terra Africa pacemque et victoriam vobis peperi inspectabilem. Non igitur simus adversum deos ingrati et, censeo, relinquamus nebulonem hunc, eamus hinc protinus Iovi optimo maximo gratulatum''. Id cum dixisset, avertit et ire in Capitolium coepit. Tum contio universa, quae ad sententiam de Scipione ferendam convenerant, relicto tribuno Scipionem in Capitolium comitata atque inde ad aedes eius cum laetitia et gratulatione sollemni prosecuta est.
Come Scipione Africano il maggiore abbia eccelso per la gloria dei suoi meriti, quale elevato e nobile animo abbia avuto, quale fierezza gli venisse dalla coscienza della propria grandezza, tutto ciò risulta da parecchie parole che pronunciò o fatti che compì. Fra essi ve ne sono due che possono far fede della fiducia che aveva in se stesso e della straordinaria elevatezza dell'animo suo.
Avendolo il tribuno della plebe Marco Nevio accusato davanti al popolo di aver ricevuto del denaro dal re Antioco per rendere più favorevoli e miti le condizioni della pace con il popolo romano, e di altri misfatti indegni di un tal personaggio, Scipione, dopo aver detto le poche parole che la dignità della sua vita e la propria gloria imponevano, aggiunse: "Vi ricordo, Quiriti, che ricorre oggi il giorno in cui vinsi in terra d'Africa in una grande battaglia il punico Annibale, il più terribile nemico della vostra potenza, e assicurai a voi una pace e una vittoria rimarchevoli.
Non dobbiamo dunque mostrarci ingrati verso gli dèi, ma, lasciato qui questo fanfarone, ritengo sia opportuno recarci subito a render grazie a Giove Ottimo Massimo". Detto questo, si volse e si mise in cammino verso il Campidoglio. Allora tutta l'assemblea, riunita per giudicare Scipione, abbandonato il tribuno, accompagnò Scipione al Campidoglio e poi a casa sua, prodigandogli solenni testimonianze di gratitudine e di compiacimento.