VERSIONE TEOFRASTO Il ciarliero

Messaggioda perla94 » 23 lug 2010, 8:32

mi servirebbe la verione "il ciarliero" di Teofrasto ke si trova a pag 58 del libro "esercizi greci2" di silvieri-vivian... inizia cn "η δε λογοποιìα εστì συνθεσις ϕευδων λòγων και πραξεων,....." e termina cn "και πολυν τον ζωμòν γεγονέναι"
Grazie in anticipo :-)

perla94

nuovo iscritto
nuovo iscritto
 
Risposte:

Messaggioda giada » 23 lug 2010, 9:59

pezzo rosso

Ἡ δὲ λογοποιία ἐστὶ σύνθεσις ψευδῶν λόγων καὶ πράξεων, ὧν ‹πιστεύεσθαι› βούλεται ὁ λογοποιῶν, ὁ δὲ λογοποιὸς τοιοῦτός τις, οἷος ἀπαντήσας τῶι φίλωι εὐθὺς καταβαλὼν τὸ ἦθος καὶ μειδιάσας ἐρωτῆσαι· Πόθεν σύ; καὶ Λέγεις τι; καὶ πῶς; Ἔχεις περὶ τοῦδε εἰπεῖν καινόν; καὶ ὡς ἐπιβαλὼν ἐρωτᾶν· Μὴ λέγεταί τι καινότερον; καὶ μὴν ἀγαθά γέ ἐστι τὰ λεγόμενα.
καὶ οὐκ ἐάσας ἀποκρίνασθαι εἰπεῖν· Τί λέγεις; οὐθὲν ἀκήκοας; δοκῶ μοί σε εὐωχήσειν καινῶν λόγων. καὶ ἔστιν αὐτῶι ἢ στρατιώτης ‹τις› ἢ παῖς Ἀστείου τοῦ αὐλητοῦ ἢ Λύκων ὁ ἐργολάβος παραγεγονὼς ἐξ αὐτῆς τῆς μάχης, οὗ φασιν ἀκηκοέναι· αἱ μὲν οὖν ἀναφοραὶ τῶν λόγων τοιαῦταί εἰσιν αὐτοῦ, ὧν οὐθεὶς ἂν ἔχοι ἐπιλαβέσθαι.διηγεῖται δὲ τούτους φάσκων λέγειν, ὡς Πολυπέρχων καὶ ὁ βασιλεὺς μάχηι νενίκηκε, καὶ Κάσανδρος ἐζώγρηται.
καὶ ἂν εἴπηι τις αὐτῶι, Σὺ δὲ ταῦτα πιστεύεις; φήσει, τὸ πρᾶγμα βοᾶσθαι γὰρ ἐν τῆι πόλει, καὶ τὸν λόγον ἐπεντείνειν, καὶ πάντας συμφωνεῖν, ταὐτὰ γὰρ λέγειν περὶ τῆς μάχης, καὶ πολὺν τὸν ζωμὸν γεγονέναι.




εἶναι δ' ἑαυτῶι καὶ σημεῖον τὰ πρόσωπα τῶν ἐν τοῖς πράγμασιν· ὁρᾶν γὰρ αὐτῶν πάντων μεταβεβληκότα. λέγει δ', ὡς καὶ παρακήκοε παρὰ τούτοις κρυπτόμενόν τινα ἐν οἰκίαι, ἤδη πέμπτην ἡμέραν ἥκοντα ἐκ Μακεδονίας, ὃς πάντα ταῦτα οἶδε.
καὶ πάντα διεξιὼν πῶς οἴεσθε πιθανῶς σχετλιάζει λέγων· Δυστυχὴς Κάσανδρος· ὢ ταλαίπωρος· ἐνθυμῆι τὸ τῆς τύχης; ἄλλ‹ως› οὖν ἰσχυρὸς γενόμενος·
καὶ Δεῖ δ' αὐτόν σε μόνον εἰδέναι. πᾶσι δὲ τοῖς ἐν τῆι πόλει προσδεδράμηκε λέγων.
[Τῶν τοιούτων ἀνθρώπων τεθαύμακα, τί ποτε βούλονται λογοποιοῦντες· οὐ γὰρ μόνον ψεύδονται, ἀλλὰ καὶ ‹ἀ›λυσιτελῶς ἀπαλλάττουσι. πολλάκις γὰρ αὐτῶν οἱ μὲν ἐν τοῖς βαλανείοις περιστάσεις ποιούμενοι τὰ ἱμάτια ἀποβεβλήκασιν, οἱ δ' ‹ἐν› τῆι στοᾶι πεζομαχίαι καὶ ναυμαχίαι νικῶντες ἐρήμους δίκας ὡφλήκασιν. εἰσὶ δ' οἳ καὶ πόλεις τῶι λόγωι κατὰ κράτος αἱροῦντες παρεδειπνήθησαν. πάνυ δὴ ταλαίπωρον αὐτῶν ἐστι τὸ ἐπιτήδευμα. ποία γὰρ οὐ στοά, ποῖον δὲ ἐργαστήριον, ποῖον δὲ μέρος τῆς ἀγορᾶς, ‹οὗ› οὐ διημερεύουσιν ἀπαυδᾶν ποιοῦντες τοὺς ἀκούοντας. οὕτως καὶ καταπονοῦσι ταῖς ψευδολογίαις.]




La loquacità, se si volesse definirla, parrebbe essere intemperanza nel parlare; ed il loquace un tale che, se gli si fa incontro uno, quale che sia l'argomento di cui questi si metta a discorrere con lui, afferma che dice sciocchezze e che lui sa tutto e che, se lo ascolterà, avrà da imparare; e nel bel mezzo della risposta incalza: «Hai detto? Non dimenticare quel che stai per dire», e «Hai fatto bene a ricordarmelo», e «Quanto è utile, dico io, il chiacchierare!», e «Quello che tralasciavo di dire», e «Certo, sùbito hai capito la faccenda», e «Da un pezzo ti osservavo, per vedere se tu giungessi alla mia stessa conclusione»; e trova altri appigli del genere, così che il suo interlocutore non riesce nemmeno a prender fiato. E quando ha ridotto allo stremo i singoli interlocutori, è capace di volgersi perfino contro persone raccolte in massa e radunate, e di costringerle alla fuga nel mezzo delle loro contrattazioni. Ed entrato nelle scuole e nelle palestre, impedisce che i ragazzi vadano avanti nell'apprendimento, facendo chiacchiere a non finire con gli istruttori di ginnastica e con gli insegnanti. 6 E se qualcuno dice di volersene andare, è capace di accompagnarlo e di ricondurlo fino all'uscio di casa. E se viene a conoscenza degli affari discussi nell'assemblea, li va propalando e per di più narra anche la battaglia che ebbe luogo allora, quando era arconte Aristofonte, e la battaglia affrontata dagli Spartani per iniziativa di Lisandro, e con quali discorsi abbia guadagnato grande fama presso il popolo. E mentre tesse questi racconti, vi intramezza invettive contro le masse, così che gli ascoltatori o perdono il filo del discorso o dondolano il capo sonnecchiando o se ne vanno piantandolo a mezzo. E quando siede tra i giudici, impedisce di giudicare; quando è a teatro in mezzo al pubblico, impedisce di vedere; quando è tra i convitati ad un banchetto, impedisce di mangiare, dicendo che per un uomo loquace è difficile tacere, e che la lingua sta nell'umido a bella posta, e che non riuscirebbe a star zitto nemmeno se dovesse parere più chiacchierino di una rondine. E sopporta di essere canzonato perfino dai suoi figlioletti, quando questi, volendo ormai dormire, lo sollecitano dicendo: «Babbuccio, chiacchiera un po' con noi, perché ci prenda il sonno».

giada

Site Admin
Site Admin
 

Torna a LATINO e GRECO

Copyright © 2007-2025 SkuolaSprint.it di Anna Maria Di Leo P.I.11973461004 | Tutti i diritti riservati - Vietata ogni riproduzione, anche parziale
web-site powered by many open source software and original software by Jan Janikowski 2010-2025 ©.
All trademarks, components, sourcecode and copyrights are owned by their respective owners.

release check: 2024-12-21 00:03:55 - flow version _RPTC_G1.3