Versione Giasone e il vello d'oro da Pseudo-Apollodoro

Messaggioda martina.smimmo » 20 ago 2010, 14:02

VERSIONE DI GRECO

Titolo:Giasone e il vello d'oro
Autore: Pseudo-Apollodoro
Da Anthropoi, edizione Loescher

Inizio: Πελια͵ τω του Ιωλκοῦ βασιλει͵ εθεσπιζεν ο θεος φυλασσεσθαι τον μονοσανδολον

Fine:Η Αθηνα κατα την πρωραν ενηρμοζε ξυλον φωνηεν ιερου φηγου.

martina.smimmo

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Messaggioda flo » 6 set 2010, 15:24

HO QUESTA:

Ἐγκαθορμισθείσης δὲ τῆς νεὼς ἧκε πρὸς Αἰήτην Ἰάσων, καὶ τὰ ἐπιταγέντα ὑπὸ Πελίου λέγων παρεκάλει δοῦναι τὸ δέρας αὐτῷ· ὁ δὲ δώσειν ὑπέσχετο, ἐὰν τοὺς χαλκόποδας ταύρους μόνος καταζεύξῃ. Ἦσαν δὲ ἄγριοι παρ᾽ αὐτῷ ταῦροι δύο, μεγέθει διαφέροντες, δῶρον Ἡφαίστου, οἳ χαλκοῦς μὲν εἶχον πόδας, πῦρ δὲ ἐκ στομάτων ἐφύσων. Τούτους αὐτῷ ζεύξαντι ἐπέτασσε σπείρειν δράκοντος ὀδόντας· εἶχε γὰρ λαβὼν παρ᾽ Ἀθηνᾶς τοὺς ἡμίσεις ὧν Κάδμος ἔσπειρεν ἐν Θήβαις. Ἀποροῦντος δὲ τοῦ Ἰάσονος πῶς ἂν δύναιτο τοὺς ταύρους καταζεῦξαι, Μήδεια αὐτοῦ ἔρωτα ἴσχει· ἦν δὲ αὕτη θυγάτηρ Αἰήτου καὶ Εἰδυίας τῆς Ὠκεανοῦ, φαρμακίς. Δεδοικυῖα δὲ μὴ πρὸς τῶν ταύρων διαφθαρῇ, κρύφα τοῦ πατρὸς συνεργήσειν αὐτῷ πρὸς τὴν κατάζευξιν τῶν ταύρων ἐπηγγείλατο καὶ τὸ δέρας ἐγχειριεῖν, ἐὰν ὀμόσῃ αὐτὴν ἕξειν γυναῖκα καὶ εἰς Ἑλλάδα σύμπλουν ἀγάγηται. Ὀμόσαντος δὲ Ἰάσονος φάρμακον δίδωσιν, ᾧ καταζευγνύναι μέλλοντα τοὺς ταύρους ἐκέλευσε χρῖσαι τήν τε ἀσπίδα καὶ τὸ δόρυ καὶ τὸ σῶμα· τούτῳ γὰρ χρισθέντα ἔφη πρὸς μίαν ἡμέραν μήτ᾽ ἂν ὑπὸ πυρὸς ἀδικηθήσεσθαι μήτε ὑπὸ σιδήρου. Ἐδήλωσε δὲ αὐτῷ σπειρομένων τῶν ὀδόντων ἐκ γῆς ἄνδρας μέλλειν ἀναδύεσθαι ἐπ᾽ αὐτὸν καθωπλισμένους, οὓς ἔλεγεν ἐπειδὰν ἀθρόους θεάσηται, βάλλειν εἰς μέσον λίθους ἄποθεν, ὅταν δὲ ὑπὲρ τούτου μάχωνται πρὸς ἀλλήλους, τότε κτείνειν αὐτούς. Ἰάσων δὲ τοῦτο ἀκούσας καὶ χρισάμενος τῷ φαρμάκῳ, παραγενόμενος εἰς τὸ τοῦ νεὼ ἄλσος ἐμάστευε τοὺς ταύρους, καὶ σὺν πολλῷ πυρὶ ὁρμήσαντας αὐτοὺς κατέζευξε. Σπείραντος δὲ αὐτοῦ τοὺς ὀδόντας ἀνέτελλον ἐκ τῆς γῆς ἄνδρες ἔνοπλοι· ὁ δὲ ὅπου πλείονας ἑώρα, βάλλων ἀφανῶς λίθους, πρὸς αὐτοὺς μαχομένους πρὸς ἀλλήλους προσιὼν ἀνῄρει. Καὶ κατεζευγμένωντῶν ταύρων οὐκ ἐδίδου τὸ δέρας Αἰήτης, ἐβούλετο δὲ τήν τε Ἀργὼ καταφλέξαι καὶ κτεῖναι τοὺς ἐμπλέοντας. Φθάσασα δὲ Μήδεια τὸν Ἰάσονα νυκτὸς ἐπὶ τὸ δέρας ἤγαγε, καὶ τὸν φυλάσσοντα δράκοντα κατακοιμίσασα τοῖς φαρμάκοις μετὰ Ἰάσονος, ἔχουσα τὸ δέρας, ἐπὶ τὴν Ἀργὼ παρεγένετο. Συνείπετο δὲ αὐτῇ καὶ ὁ ἀδελφὸς Ἄψυρτος. Οἱ δὲ νυκτὸς μετὰ τούτων ἀνήχθησαν

Ormeggiarono la nave, poi Giasone si recò dal re Eeta, per riferirgli l'incarico di Pelia e chiedergli il Vello; Eeta promise che gliel'avrebbe dato, ma a una condizione: Giasone doveva aggiogare all'aratro due tori dagli zoccoli di bronzo. Le due bestie, possesso di Eeta, erano un dono di Efesto: enormi, selvaggi, con gli zoccoli di bronzo, spiranti fuoco dalla bocca. Giasone doveva aggiogare questi tori, e poi seminare i denti di drago: Atena ne aveva dati metà a Eeta e metà a Cadmo, da seminare a Tebe. Giasone proprio non sapeva come poter aggiogare i due tori. Ma Medea, la maga, figlia di Eeta e di Idia (una figlia di Oceano), si innamorò di lui, e temendo che Giasone venisse ucciso dai tori, decise di aiutarlo ad aggiogarli di nascosto dal padre: e disse che gli avrebbe fatto avere anche il Vello d'Oro, a patto che giurasse di sposarla e di portarla con sé in Ellade. Giasone giurò, e Medea gli diede un farmaco magico, con il quale avrebbe dovuto spalmare la spada, la lancia e anche il suo stesso corpo, prima di affrontare i tori: per un giorno intero questo farmaco lo avrebbe reso invulnerabile al ferro e al fuoco. Poi gli rivelò che, nel seminare i denti di drago, dalla terra sarebbero spuntati degli uomini, tutti in armi contro di lui; quando Giasone li avesse visti ammassati, doveva gettargli in mezzo da lontano delle pietre: gli uomini allora avrebbero cominciato a far guerra fra di loro, e il giovane sarebbe riuscito a ucciderli. A queste parole, Giasone si spalmò con l'unguento magico, andò nel bosco sacro del tempio, incontrò i tori e, nonostante il fiume di fuoco con cui lo assalirono, riuscì ad aggiogarli. Poi seminò i denti di drago, e dalla terra spuntarono gli uomini in armi; quando li vide tutti ammassati, senza farsi vedere gettò le pietre contro di loro: quelli cominciarono a combattere uno contro l'altro, Giasone si avvicinò e li uccise. Nonostante il giovane fosse riuscito ad aggiogare i tori, il re Eeta rifiutò di dargli il Vello d'Oro: e anzi macchinò di bruciare la nave Argo e di uccidere tutto l'equipaggio. Ma prima che potesse mettere in atto il suo piano, Medea di notte andò da Giasone, lo condusse al Vello d'Oro, e con i suoi filtri magici fece addormentare il drago che stava di guardia. Così poté impossessarsi del Vello, e poi salì sulla nave. Anche il fratello Apsirto andò con lei.

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