ad Hannibalem legati, vocantes in patriam, ab Carthagine venerant. Frendens gemensque ac vix lacrimis temperans dicitur legatorum verba audisse. postquam edita sunt mandata, 'iam non perplexe' inquit 'sed palam revocant qui vetando supplementum et pecuniam mitti iam pridem retrahebant. vicit ergo Hannibalem non populus Romanus totiens caesus fugatusque sed senatus Carthaginiensis obtrectatione atque invidia; neque hac deformitate reditus mei tam P. Scipio exsultabit atque efferet sese quam Hanno qui domum nostram quando alia re non potuit ruina Carthaginis oppressit.' raro quemquam alium patriam exsilii causa relinquentem tam maestum abisse ferunt quam hannibalem hostium terra excedentem
Traduzione della versione
Erano arrivati da Annibale da Cartagine dei legati per richiamarlo in patria. Si racconta che annibale abbia ascoltato le parole dei legati, digrignando i denti e gemendo, a stento trattenendo le lacrime.
Quando le disposizioni gli furono comunicate, esclamò: “Ormai non si cercano giri di parole, ormai mi richiamano indietro apertamente, coloro che si davano da fare già da tempo perché io mi ritirassi, rifiutandosi di inviarmi rinforzi e denaro. E dunque a
sconfiggere Annibale non è stato il popolo romano, che tanti massacri e rotte ha subito da me, ma il senato cartaginese, con le sue denigrazioni e la sua invidia. E dalla vergogna di questa mia ritirata, non sarà tanto Scipione a gioire e a trarre vanto, quanto Annone che ha distrutto il mio casato rovinando Cartagine, giacchè in altro modo non gli era stato possibile