Socrates, cum Atheniensium scelerata dementia tristem de capite eius sententiam tulisset fortique animo et constanti uultu potionem ueneni e manu carnificis accepisset, admoto iam labris poculo, uxore Xanthippe inter fletum et lamentationem uociferante innocentem eum periturum, 'quid ergo?' inquit 'nocenti mihi mori satius esse duxisti?' inmensam illam sapientiam, quae ne in ipso quidem vitae excessu oblivisci sui potuit
Socrate dopo che la stoltezza del popolo ateniese ebbe partorito la sua condanna a morte - presa dalle mani del boia, con volto imperturbato, la pozione di cicuta, e portato oramai il veleno alle labbra, mentre la moglie Santippe - tra pianti e lamenti - gridava ch'egli stava per morire (anche se) innocente, rispose: "E perchè hai pensato che sarebbe meglio per me morire colpevole?" quanto grande fu la sua saggezza, di cui non potè scordarsi nemmeno nel momento estremo di dipartenza dalla vita ! (o se ti piace di più: O infinita saggezza che non riusci a dimenticare se stessa nemmeno al momento di abbandonare la vita mortale!)