Si poetarum narrationibus credimus ,multa fabulosa de Sirenibus et earum fallaci cantu discere possumus. Dicebant enim poetae nautas, ante earum litora navigantes, tam blandis vocibus allici ut nemo eis resistere posset. Tum improvidi, suavibus blanditiis allecti, ad sedes earum vocabantur, laborem remorum et rudentium intermittentes ita ut vela demitterentur et naves sine gubernaculo ad rupes Sirenum defferentur, ubi adflictabantur et scopulis frangebantur. Miseri nautae, ex fractis navibus egressi, nullam hominum speciem intuebantur et cito inedia moriebantur. Si quis ex insidiis evaserat, narrabat se in deserto litore inter scopulos conspexisse albentia ossa eorum, quorum misera membra volucres et ferae depastae erant.
Se crediamo ai racconti dei poeti, possiamo imparare molte cose favolose sulle sirene e sul loro ingannevole canto. Dicevano infatti i poeti che i marinai, quando navigavano davanti ai di loro lidi, erano tanto allettati dalle loro soavi voci che nessuno poteva resistere ad esse. Quindi gli improvvidi, adescati dalle soavi blandizie, erano chiamati ai di loro siti, interrompendo il lavoro dei remi e delle funi, talché le vele erano abbassate e le navi senza governo erano spinte sulle rupi delle sirene dove erano danneggiate e si frantumavano per gli scogli. I miseri marinai, usciti dalle navi infrante, non vedevano nessuna specie di uomini e presto morivano di fae. Se qualcuno era sfuggito alle insidie raccontava che lui nel litorale deserto aveva guardato tra gli scogli le loro ossa bianche, dei quali le misere membra ( erano ) effimere ed erano pasti crudeli