Titolo: Relativismo Etico
Autore: Gellio
Libro: esperienze di traduzione pag 63 n5
Presso i più antichi dei romani fu solito attribuirsi nè alla famiglia nè al denaro, l'onore più illustre che all'età ed i più anziani erano onorati dai più giovani quasi come una divinità e considerati primi preferibili in qualità di genitori, in ogni luogo e in ogni qualità di carica.
Anche alla fine del pranzo secondo quanto sta scritto negli antichi testi, gli anziani erano riaccompagnati a casa dai più giovani e questa abitudine si dice che i romani avessero appreso dai Lacedemoni, presso i quali, in base alle leggi di Licurgo, il maggiore onore in ogni occasione era riservato ai maggiori di età.
Ma quando ci si rese conto che la popolazione è necessaria allo stato per accrescere la prole si istituirono premi e incitamenti, allora vennero anteposti in determinate circostanze coloro che avevano moglie o figli agli anziani che non avevano nè moglie nè figl: così secondo il VII capoverso della legge Giulia è dato al primo dei consoli la precedenza nell'assumere gli emblemi del potere, non a chi ha piu anni ma a chi ha più figli del collega o sotto la sua potestà o perduti in guerra.
Il testo latino dovrebbe essere questo controlla mentre la traduzione italiana è sicura
Apud antiquissimos Romanorum neque generi neque pecuniae praestantior honos tribui quam aetati solitus, maioresque natu a minoribus colebantur ad deum prope et parentum vicem atque omni in loco inque omni specie honoris priores potioresque habiti. A convivio quoque, ut scriptum in antiquitatibus est, seniores a iunioribus domum deducebantur, eumque morem accepisse Romanos a Lacedaemoniis traditum est, apud quos Lycurgi legibus maior omnium rerum honos aetati maiori habebatur. Sed postquam suboles civitati necessaria visa est et ad prolem populi frequentandam praemiis atque invitamentis usus fuit, tum antelati quibusdam in rebus qui uxorem quique liberos haberent senioribus neque liberos neque uxores habentibus. Sicuti kapite VII. legis Iuliae priori ex consulibus fasces sumendi potestas fit, non qui pluris annos natus est, sed qui pluris liberos quam collega aut in sua potestate habet aut bello amisit.