da giada » 8 ott 2010, 14:33
Inflammatus scelere et furore (verres) in forum venit; ardebant oculi, toto ex ore crudelitas eminebat. Exspectabant omnes quo tandem progressurus aut quidnam acturus esset, cum repente hominem proripi atque in foro medio nudari ac deligari et virgas expediri iubet. Clamabat ille miser se civem esse Romanum, municipem Consanum; meruisse cum L. Raecio, splendidissimo equite Romano, qui Panhormi negotiaretur, ex quo haec Verres scire posset. Tum iste, se comperisse eum speculandi causa in Siciliam a ducibus fugitivorum esse missum; cuius rei neque index neque vestigium aliquod neque suspicio cuiquam esset ulla; deinde iubet undique hominem vehementissime verberari.
Caedebatur virgis in medio foro Messanae civis Romanus, iudices, cum interea nullus gemitus, nulla vox alia illius miseri inter dolorem crepitumque plagarum audiebatur nisi haec, 'Civis Romanus sum
Infiammato di scellerato furore (Verre) arrivò nel foro; gli occhi ardevano, la crudeltà traspariva da tutto il volto. Tutti erano in attesa (di capire) fino a che punto infine si sarebbe spinto o che cosa mai avrebbe fatto, quando all’improvviso ordina che l’uomo venga trascinato e denudato nel mezzo del foro e legato e (ordina) che si preparino le verghe. Quel misero continuava a gridare di essere un cittadino romano, cittadino del municipio di Cosa, di aver prestato servizio militare con Lucio Recio, illustrissimo cavaliere romano, che aveva affari a Palermo, dal quale (Verre) avrebbe potuto sapere queste cose. Allora questo (disse) di aver saputo che lui era stato mandato in Sicilia dai capi dei fuggitivi per spiare; della qualcosa nessuno aveva alcuna accusa ufficiale o una traccia o alcun sospetto; quindi ordina che l’uomo sia percosso assai violentemente da ogni parte.
Veniva fustigato in mezzo alla piazza di Messina un cittadino romano, signori giudici, e mentre quell'infelice veniva straziato sotto i colpi scroscianti, non si udiva un gemito ne altro grido se non questo: «Sono un cittadino romano!».