Multa me dehortantur a vobis, Quirites, ni studium rei publicae omnia superet: opes factionis, vestra patientia, ius nullum, ac maxime quod innocentiae plus periculi quam honoris est. Nam illa quidem piget dicere, his annis quindecim quam ludibrio fueritis superbiae paucorum, quam foede quamque inulti perierint vestri defensores, ut vobis animus ab ignavia atque socordia corruptus sit, qui ne nunc quidem obnoxiis inimicis exurgitis atque etiam nunc timetis eos, quibus decet terrori esse. Sed quamquam haec talia sunt, tamen obviam ire factionis potentiae animus subigit. Certe ego libertatem, quae mihi a parente meo tradita est, experiar. Verum id frustra an ob rem faciam, in vestra manu situm est
O Quiriti, molte ragioni mi sconsiglierebbero di presentarmi a voi se l'amore della repubblica non prevalesse su ogni altra considerazione. La potenza del partito avverso, la vostra rassegnazione, l'assenza di ogni giustizia e soprattutto i pericoli che più degli onori sovrastano chi si mantiene integro. Proprio rincresce dover ricordare che proprio in questi ultimi 15 anni siate stati ocggetto di derisione da parte di pochi prepotenti come i vostri difensori siano caduti miseramente e senza vendetta e come vi siete lasciati corrompere dall'inerzia e dalla viltà tanto che neppure ora che avete i nemici in pungno siete capaci di ribellarvi e continuate ancora a temere coloro ai quali dovreste incutere terrore. Ma a dispetto di questa situazione la mia coscienza mi impone di sfidare la potenza della fazione nobiliare. Certamente tenterò di servirvi di quella libertà che mi è stata lasciata in eredità da mio padre che io poi lo faccia invano o cn qualche risultato e nella vostra mano (dipende solo da voi)