versione: UNA BATTAGLIA DECISIVA..nata per caso LIVIO

Messaggioda bambolina chic » 13 ott 2010, 15:01

x favoreeee mi servirebbe la traduzione della versione UNA BATTAGLIA DECISIVA...nata per caso... dagli ab urbe condita libri di Tito Livio
Ne illo ipso quidem die aut consuli aut regi pugnare placebat,regi,quod (Romanos) nec fessos,ut pridie,ex via neque trepidantes in acie instruenda et vixdum compositos adgressurus erat,consuli,quod in novis castris non ligna,non pabulum convectum erat,ad quae petenda ex propinquis agris magna pars militum e castris exierat.Neutro imperatorum volente,fortuna,quae plus consiliis humanis pollet,contraxit certamen..Flumen erat haud magnum propius hostium castra ,ex quo et Macedones et Romani aquabantur praesidiis ex utraque ripa positis,ut id facere tuto possent.Cum otium ad flumen esset neutris lacessentibus,hora circiter nona iumentumm e manibus Romanorum curantium elapsum in ulteriorem ripam effugit.Cum per aquam ferme genun tenus altam tres milites Romani iumentum sequerentur et Thraces duo id iumentum ex medio alveo in suamripam trahentes caperent,Romani Thraces prosecuti sunt et,altero eorum occiso receptoque iumento,ad stationem suorum se recipiebant.Octingentorum Thracum praesidium in hostium ripa erat.Ex his pauci,primo aegre passi popularem in suo conspectu caesum,ad persequendos interfectores fluvium transgressi sunt,dein plures,potremo omnes.

bambolina chic

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Messaggioda giada » 13 ott 2010, 15:12

libro tuo di testo da dove l'hai presa?

giada

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Messaggioda veroniquee » 20 gen 2011, 14:23

Qualcuno la ha trovata alla fine? Io ne avrei bisogno :))) <3

veroniquee

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Messaggioda giada » 20 gen 2011, 15:00

[quote="bambolina chic"]x favoreeee mi servirebbe la traduzione della versione UNA BATTAGLIA DECISIVA...nata per caso... dagli ab urbe condita libri di Tito Livio
Ne illo ipso quidem die aut consuli aut regi pugnare placebat,regi,quod (Romanos) nec fessos,ut pridie,ex via neque trepidantes in acie instruenda et vixdum compositos adgressurus erat,consuli,quod in novis castris non ligna,non pabulum convectum erat,ad quae petenda ex propinquis agris magna pars militum e castris exierat.Neutro imperatorum volente,fortuna,quae plus consiliis humanis pollet,contraxit certamen..Flumen erat haud magnum propius hostium castra ,ex quo et Macedones et Romani aquabantur praesidiis ex utraque ripa positis,ut id facere tuto possent.Cum otium ad flumen esset neutris lacessentibus,hora circiter nona iumentumm e manibus Romanorum curantium elapsum in ulteriorem ripam effugit.Cum per aquam ferme genun tenus altam tres milites Romani iumentum sequerentur et Thraces duo id iumentum ex medio alveo in suamripam trahentes caperent,Romani Thraces prosecuti sunt et,altero eorum occiso receptoque iumento,ad stationem suorum se recipiebant.Octingentorum Thracum praesidium in hostium ripa erat.Ex his pauci,primo aegre passi popularem in suo conspectu caesum,ad persequendos interfectores fluvium transgressi sunt,dein plures,potremo omnes.



E del resto nemmeno in quella giornata il combattimento sembrava opportuno sia al console che al re: infatti il re non avrebbe più attaccato, come il giorno prima, un nemico stremato per la marcia, che cercava in fretta e in furia di schierare le sue forze e di darsi un assetto; il console non aveva legna negli accampamenti appena costruiti e non vi aveva fatto affluire foraggi e, anzi, per rifornirsene nelle vicine campagne, una gran parte dei soldati era uscita dal campo. E tuttavia, contro i piani di entrambi i comandanti, fu la sorte (ben più potente delle strategie degli uomini!) a far scoppiare il combattimento. Vicino all'accampamento dei nemici scorreva un fiumiciattolo, da cui sia i Romani che i Macedoni facevano scorta d'acqua, dopo aver posto dei presidi sull'una e sull'altra riva per poter effettuare in tranquillità questa operazione. Dalla parte dei Romani c'erano due coorti, una di Marrucini e una di Peligni, e due squadroni di cavalieri sanniti affidati al comando del legato Marco Sergio Silo, mentre un'altra guarnigione fissa (formata da tre coorti, una di Fermani, una di Vestini, una di Cremonesi) era davanti all'accampamento assieme a due squadroni di cavalieri, uno di Piacentini e uno di Isernini. Nessuno provocava l'altro e attorno al fiume c'era calma assoluta: verso le tre del pomeriggio, un giumento scappò di mano ai suoi conducenti fuggendo verso la riva opposta. Tre soldati si misero ad inseguirlo attraverso la corrente che arrivava fin quasi alle ginocchia, mentre due Traci gi? stavano catturando il giumento e trascinandolo dal centro dell'alveo verso la propria sponda. I tre soldati si misero allora ad inseguire i Traci e, dopo averne ucciso uno e recuperato il giumento, stavano ritornando verso il proprio avamposto. Sulla riva nemica c'era un contingente di ottocento Traci i quali se la presero per il fatto che un loro connazionale era stato ammazzato proprio sotto i loro occhi: passarono il fiume per inseguire i responsabili dell'uccisione dapprima in pochi, poi in numero maggiore e infine tutti insieme.

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