Ibi diutius subsistere coactus, quia duces socordius adservati profugerant, misit qui conquirerent alios; nec repertis pervicax cupido visendi Oceanum adeundique terminos mundi sine regionis peritis flumini ignoto caput suum totque fortissimorum virorum salutem permittere conpulit. Navigabant ergo omnium, per quae ferebantur, ignari: quantum inde abesset mare, quae gentes colerent, quam placidum amnis os, quam patiens longarum navium esset, anceps et caeca aestimatio augurabatur. Vnum erat temeritatis solacium perpetua felicitas. Iam cccc stadia processerant, cum gubernatores agnoscere ipsos auram maris et haud procul videri sibi Oceanum abesse indicant regi. Laetus ille hortari nauticos coepit incumberent remis: adesse finem laboris omnibus votis expetitum. Iam nihil gloriae deesse; nihil obstare virtuti, sine ullo Martis discrimine, sine sanguine orbem terrae ab illis capi. Ne naturam quidem longius posse procedere, brevi incognita, nisi inmortalibus, esse visuros
Costretto a trattenervisi alquanto a lungo, poiché le guide, sorvegliate con troppa negligenza, erano fuggite, inviò a cercarne delle altre; e pur non trovandone, l’ostinata bramosia di vedere l’Oceano e di toccare gli estremi i confini del mondo, lo spinse, senza conoscitori della regione, ad affidare ad un fiume sconosciuto il suo capo e la salvezza di tanti valorosissimi uomini. Navigavano, quindi, ignari di tutto ciò attraverso cui si spingevano: quanto da lì distasse il mare, che genti vi abitassero, quanto placida fosse la foce del fiume, quanto fosse capace di far passare navi da guerra, si presentiva un’ambigua e cieca valutazione. Il solo sollievo per la loro temerarietà era la loro costante buona sorte. Avevano già percorso quattrocento stadi, quando i timonieri comunicarono al re che riconoscevano la brezza marina e che credevano che l’Oceano non fosse troppo lontano. Egli, lieto, cominciò ad esortare i marinai ad applicarsi ai remi: si avvicinava la fine delle loro fatiche, invocata dalle preghiere di tutti. Ormai non mancava nulla alla loro gloria; nulla era di ostacolo al loro valore, senza nessun pericolo di Marte, senza spargimento di sangue il mondo veniva da essi conquistato. Nemmeno la natura poteva procedere oltre; in breve avrebbero visto cose sconosciute a tutti, tranne che agli dèi immortali.
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