Quintus Marcius, qui fuit vir magnae fortitudinis nec minoris superbiae, insigne exemplum reverentiae erga matrem praebuit, Hic, qui, cum Coriolos, Volscorum caput, oppugnasset, cognomen Coriolanum habuerat, octavo decimo anno postquam reges Roma exacti erant, cum in senatu abolendi tribunos legem tulisset, arrogantiae a populo accusatus, exilio multatus est. Cum autem, desiderio ulciscendi motus, ab ipsis Volscis, quos prius devicerat, auxilium petisset, immemor pietatis erga patriam, eo superbiae processit ut Romam contenderit et castra ad quintum miliarum posuerit. Tunc senatus, conciliandae pacis causa, legatos misit, quos ille arroganter repudiavit. Oppugnaturus erat Urbem, nisi Venturia mater et Volumnia uxor venissent, quae fletu et deprecatione eum admonuerunt ne officii sui oblivisceretur neve patriam opprimeret. Tunc eum puduit temeritatis suae, exercitum removit et Coriolos regressus est. Quod iram Volscorum excitavit, qui eum proditionis accusaverunt et capite damnaverunt.
Quinto Marcio, che fu uomo di grande forza nè di minor superbia, offrì un insigne esempio di reverenza verso la madre.Questo, che, avendo assediato Corioli, capitale dei Volsci, aveva preso il soprannome di Coriolano, nel diciottesimo anno dopo che i re erano stati cacciati da Roma, avendo portato in senato la proposta di abolire i tribuni, venne accusato dal popolo di arroganza, fu multato con l'esilio. Tuttavia mosso dal desiderio di vendetta, avendo chiesto aiuto agli stessi Volsci contro cui prima aveva lottato, immemore del rispetto verso la patria, si pose con superbia per dirigersi verso Roma e porre l'accampamento presso il quinto miglio.
Allora il senato, per conciliare la pace, mandò ambasciatori, che egli arrogantemente ripudiò.
Stava per assediare l'Urbe (Roma), se non fossero giunte la madre Veturia e la moglie Volumnia, che con pianto e preghiera lo ammonirono di non dimenticarsi del suo dovere nè di assediare la patria. Allora quello si pentì della sua temerarietà, rimosse l'esercito e lasciò Corioli. Questo provocò l'ira dei volsci che lo accusarono di tradimento e lo condannarono a morte.
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[color=#800000]Quinto Marcio, che fu uomo di grande forza e di superbia non minore, offrì un notevole esempio di riguardo verso [sua] madre. Egli, che, avendo assediato Coriolo, capitale dei Volsci, aveva avuto il cognome di Coriolano, nel diciottesimo anno dopo che i re erano stati cacciati via da Roma, dopo aver presentato in Senato la proposta di abolire i tribuni, accusato di arroganza dal popolo, fu punito con l'esilio. Poiché del resto, mosso dal desiderio di vendicarsi, aveva chiesto aiuto a quegli stessi Volsci, che prima aveva sottomesso, dimentico della pietà verso la patria, si spinse a tanto di superbia da aspirare a Roma e costituire accampamenti per cinquemila uomini. Allora il Senato, per ristabilire la pace, mandò degli ambasciatori, che lui respinse arrogantemente. Già stava per attaccare, se non fossero venute la madre Veturia e la moglie Volumnia, che lo ammonirono con lacrime e deprecazione affinché non si dimenticasse i suoi compiti e non opprimesse la patria. Allora egli si vergognò della sua temerarietà, congedò l'esercito e ritornò a Coriolo. Ciò scatenò l'ira dei Volsci, che lo accusarono di tradimento e lo condannarono a morte.[/color]