VERSIONE DI LAITNO Un'epidemia in città

Messaggioda miriz » 4 nov 2010, 9:32

Ciao Giada,
mi servirebbe la traduzione di questa versione di latino:"Un'epidemia in città" dal libro"immo homines"pag.37(l'autore non c'è scritto).
Ecco il testo:
Veteris memoriae recordatio est mihi annus pestilens urbi agrisque,cum vis morbi augebatur terrore populationis,pecoribus agrestibusque hominibus in urbem acceptis.Summa inopia pabuli et aquarum exiguitate omnium civium interesse quod pecudes ac gregis custodes urbe recederentur demonstrabatur.Consules,quod officii consularis est,tanti ponderis rem studebant ut bene perferrent;cum pars mixtorum omnis generis animantium occideretur,corporum et viscerum effluvia vias et deorum aedes contaminare coepisse memoratur adeo ut cibaria magni pretii venalia essent.
Grazie in anticipo.
mandabacino
P.S.:grazie del consiglio

miriz

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Messaggioda giada » 4 nov 2010, 10:25

è un adattamento del passo originale di Livio

Ricavala da qui


grave tempus et annus pestilens erat urbi agrisque, nec hominibus magis quam pecori, et auxere vim morbi terrore populationis pecoribus agrestibusque in urbem acceptis. Ea conluvio mixtorum omnis generis animantium et odore insolito urbanos et agrestem confertum in arta tecta aestu ac vigiliis angebat, ministeriaque in vicem ac contagio ipsa volgabant morbos. Vix instantes sustinentibus clades repente legati Hernici nuntiant in agro suo Aequos Volscosque coniunctis copiis castra posuisse, inde exercitu ingenti fines suos depopulari. Praeterquam quod infrequens senatus indicio erat sociis adflictam civitatem pestilentia esse, maestum etiam responsum tulere, ut per se ipsi Hernici cum Latinis res suas tutarentur; urbem Romanam subita deum ira morbo populari; si qua eius mali quies veniat, ut anno ante, ut semper alias, sociis opem laturos. Discessere socii, pro tristi nuntio tristiorem domum referentes, quippe quibus per se sustinendum bellum erat quod vix Romanis fulti viribus sustinuissent.

Ci si trovava nella stagione malsana e il caso volle che quello fosse un anno di pestilenza tanto a Roma quanto nelle campagne, e sia per gli uomini che per il bestiame. Ad accrescere la virulenza dell'epidemia contribuì poi la gente che, terrorizzata da possibili saccheggi, cominciò a ricoverare in città mandrie e relativi pastori. Questo miscuglio eterogeneo di animali tormentava col suo insolito odore i cittadini, mentre la gente di campagna, stipata in dimore anguste, soffriva per il caldo e la mancanza di sonno. E poi lo scambio di servizi e il contatto stesso contribuivano a diffondere l'infezione. Proprio in quel momento - e cioè con i Romani appena in grado di sopportare il peso di queste calamità - arrivarono dagli Ernici degli ambasciatori ad annunciare che gli eserciti congiunti di Volsci ed Equi si erano accampati nel loro territorio e che da quella base saccheggiavano le campagne con un impressionante spiegamento di forze. Non solo lo scarso numero di senatori rimasti rendeva manifesto agli alleati che la città era prostrata dalla pestilenza, ma mesta fu anche la risposta che ebbero: gli Ernici, insieme con i Latini, difendessero da soli i loro possedimenti perché Roma, per l'improvvisa ira degli dèi, era devastata dall'epidemia. Se quel male si fosse placato, allora sarebbero intervenuti in aiuto degli alleati, come nell'anno precedente e in tutte le altre occasioni. Gli alleati partirono riportando in patria in cambio di un triste annuncio uno ancora più triste: il loro popolo doveva infatti affrontare da solo una guerra che avrebbe sostenuto a fatica anche col potente sostegno dei Romani.

giada

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Messaggioda miriz » 4 nov 2010, 10:37

Grazie!!!
Per l'analisi la devo postare un'altra volta a Didaskalos o è sufficiente la richiesta che ho già fatto?
bye sei un angelo

miriz

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Messaggioda giada » 4 nov 2010, 10:52

fai la traduzione così te la corregge pure

e mettigliela

giada

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