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http://www.loescher.it/mediaclassica/gr ... /link1.pdfEuripide, Medea 1-130
(trad. di Luigi Galasso e Fausto Montana, Milano 2004)
PROLOGO
NUTRICE
Magari la nave Argo non avesse attraversato a volo
le Simplegadi cerulee diretta in Colchide!
Magari il pino reciso mai si fosse abbattuto
nelle valli del Pelio, né avesse armato di remi le braccia
di eroi partiti in cerca del vello d’oro 5
per Pelia. Perché la mia padrona, Medea,
non sarebbe approdata ai bastioni di Iolco,
ferita nel cuore dall’amore di Giasone;
non avrebbe convinto le figlie di Pelia a uccidere
il padre e non risiederebbe qui a Corinto 10
con il marito e i figli, nell’esilio
riscuotendo la simpatia dei cittadini alla cui terra è giunta,
per parte sua in tutto compiacendo Giasone.
È una grandissima fortuna,
quando la donna non sia in dissidio con il suo uomo. 15
Ora c’è odio soltanto, sono ammalati gli affetti più cari.
Dopo aver tradito i propri figli e la mia padrona,
Giasone celebra nozze nuove e regali:
ha sposato la figlia di Creonte, re di questa terra.
Medea, l’infelice, privata dell’onore dovuto, 20
grida i giuramenti, invoca il pegno supremo
della stretta di mano e chiama a testimoni gli dèi
di quale contraccambio riceve da Giasone.
Se ne sta digiuna: abbandona il suo corpo al dolore,
consuma nelle lacrime tutto il suo tempo 25
da quando ha capito che le ha fatto torto lo sposo.
Non solleva gli occhi né stacca da terra
lo sguardo: come una roccia o un’onda
marina dà ascolto ai consigli dei cari;
solo a momenti, volgendo indietro il candido collo, 30
rimpiange fra sé e sé il caro padre,
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la patria e la casa, che ha tradito per andarsene
con un uomo che adesso l’ha ridotta al disonore.
Ora sa, la poveretta, per sventurata esperienza,
che cosa voglia dire non lasciare la patria terra. 35
Detesta i figli e non prova gioia a vederli.
Non vorrei che concepisse qualche strana idea,
perché ha un animo violento e non sopporterà
di subire un torto: io la conosco bene e temo
che con una spada affilata si trapassi il fegato, 40
[dopo essersi introdotta in silenzio nella casa, dove è disteso il letto,]
o che uccida i sovrani e lo sposo
e poi si procuri qualche sventura maggiore.
Lei è terribile: chi contraesse inimicizia con lei,
è difficile che levi il canto di vittoria. 45
Ma ecco i bambini: hanno appena finito di correre
e vengono qui, completamente ignari dei mali
della madre. Giovane mente non ama il soffrire.
PEDAGOGO
Tu che da lungo tempo servi la casa della mia padrona,
perché sei qui tutta sola in piedi davanti alla porta, 50
fra te e te lamentando disgrazie?
Come mai Medea vuole che tu la lasci sola?
Nutrice O vecchio tutore dei figli di Giasone,
per i bravi schiavi è una sciagura il cattivo esito
delle vicende dei padroni, e prende l’anima. 55
Infatti la mia angoscia è arrivata a un livello tale
che in me è nato il desiderio di uscire di casa
e di dire alla terra e al cielo le sventure della mia padrona.
Pedagogo La poveretta non ha ancora smesso di piangere?
Nutrice Figurati, il male è all’inizio, non è ancora a metà. 60
Pedagogo Pazza! – se è lecito dire così dei padroni –
non sa ancora niente della nuova sciagura.
Nutrice Che cosa intendi, vecchio? Su, parla.
Pedagogo Niente. Sono già pentito del poco che ho detto.
Nutrice Ti supplico, non essere reticente con la tua compagna di schiavitù:65
se necessario, stenderò un velo di silenzio sulle tue parole.
Pedagogo Mi trovavo dove giocano ai dadi e i vecchi
stanno seduti, presso la sacra sorgente Pirene,
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e, senza dare l’impressione di ascoltare, ho udito un tale che diceva
come il sovrano di questo paese, Creonte, intenda 70
esiliare da Corinto i bambini e la madre.
Non so se questa diceria sia vera.
Vorrei che non lo fosse.
Nutrice E Giasone tollererà che i figli subiscano
questo, per quanto egli sia in dissidio con la madre? 75
Pedagogo L’antica parentela cede il passo alla nuova
e lui non ha più a cuore questa casa.
Nutrice È la rovina, se aggiungeremo
un nuovo male a quello vecchio, prima di averlo superato.
Pedagogo Ma tu contròllati – non è proprio il momento 80