un pezzo ...
Reliquum est ut de felicitate (quam praestare de se ipso nemo potest, meminisse et commemorare de altero possumus, sicut aequum est homines de potestate deorum) timide et pauca dicamus. Ego enim sic existimo: Maximo, Marcello, Scipioni, Mario, et ceteris magnis imperatoribus non solum propter virtutem, sed etiam propter fortunam saepius imperia mandata atque exercitus esse commissos. Fuit enim profecto quibusdam summis viris quaedam ad amplitudinem et ad gloriam et ad res magnas bene gerendas divinitus adiuncta fortuna. De huius autem hominis felicitate, de quo nunc agimus, hac utar moderatione dicendi, non ut in illius potestate fortunam positam esse dicam, sed ut praeterita meminisse, reliqua sperare videamur, ne aut invisa dis immortalibus oratio nostra aut ingrata esse videatur.
Ora, non mi resta che parlare, con discrezione della sua fortuna - del resto, a nessuno è lecito menar vanto di se stesso eche noi siamo in dovere di ricordarlo e commemorarlo, così come è giusto che gli uomini facciano, ad esempio, a riguardo della potenza divina. E allora, ecco come la penso: ben spesso, il comando è stato conferito e gli eserciti sono stati affidati a un Massimo, a un Marcello, ad uno Scipione, ad un Mario o ad un qualsivoglia grande condottiero non solo tendendo conto del valore, ma anche della sorte favorevole La buona sorte - per una specie di divino influsso - ha, infatti, certamente contribuito, nel caso di taluni grandi eroi, ad accrescere il loro onore, la loro gloria e ad assecondare la buona riuscita delle loro imprese. Nella fattispecie, riferendomi alla buona sorte dell'individuo qui in questione , preferisco andarci con moderazione non indugiare alla sua buona sorte presente, bensì riportare la memoria a quella trascorsa, nella speranza ch'essa si ripeta. Faccio ciò di modo che le mie parole non appaiano arroganti, e come tali invise, agli dei immortali.