da *Yole* » 11 dic 2010, 15:13
INCONTRO TRA IL VECCHIO PACUVIO E IL GIOVANE ACCIO
Autore: Gellio
Quibus otium et studium fuit vitas atque aetates doctorum hominum quaerere ac memoriae tradere, de M. Pacuvio et L. Accio tragicis poetis historiam scripserunt huiuscemodi: II. "Cum Pacuvius" inquiunt "grandi iam aetate et morbo corporis diutino adfectus Tarentum ex urbe Roma concessisset, Accius tunc haut parvo iunior proficiscens in Asiam, cum in oppidum venisset, devertit ad Pacuvium comiterque invitatus plusculisque ab eo diebus retentus tragoediam suam, cui Atreus nomen est, desideranti legit. III. Tum Pacuvium dixisse aiunt sonora quidem esse, quae scripsisset, et grandia, sed videri tamen ea sibi duriora paulum et acerbiora. IV. "Ita est," inquit Accius "uti dicis; neque id me sane paenitet; meliora enim fore spero, quae deinceps scribam. V. Nam quod in pomis est, itidem" inquit "esse aiunt in ingeniis; quae dura et acerba nascuntur, post fiunt mitia et iucunda; sed quae gignuntur statim vieta et mollia atque in principio sunt uvida, non matura mox fiunt, sed putria. VI. Relinquendum igitur visum est in ingenio, quod dies atque aetas mitificet".
Coloro che ebbero opportunità e voglia di fare ricerche sulla vita e sui tempi degli uomini illustri e di tramandane il ricordo, scrissero in questo modo la storia dei poeti tragici M. Pacuvio e L. Accio. Pacuvio, in età piuttosto avanzata e colpito da una malattia cronica, come raccontano, aveva lasciato Roma per Taranto. Allora Accio, molto più giovane, partendo per l'Asia, giunto a Taranto, si recò da lui. Invitato cortesemente ad essere suo ospite e fermatosi da lui per vari giorni, gli lesse, dietro sua richiesta, la propria tragedia intitolata "Atreo" . Si narra che Pacuvio gli disse che ciò che aveva scritto era senz'altro sonoro e solenne, ma gli sembrava un pò duro e acerbo. "E' proprio come tu affermi" rispose Accio "nè me ne dispiace: spero infatti che sarà migliore quanto scriverò in seguito. Infatti si afferma che agli ingegni capita la stessa cosa che ai frutti: quelli che nascono duri e acerbi, diventano in seguito teneri e gradevoli, ma quelli che vengono prodotti subito morbidi e teneri fin dall'inizio sono pieni di sugo, poi non maturano, ma marciscono. Così mi è sembrato che si debba lasciare nell' ingegno qualcosa che possa maturare col tempo e con l'età."