Noctua et cicada in silva propinquae vivunt.Noctua,quia in tenebris cibum quaderit, interdiu(avv.) quiescit,sed cicada semper canere vult et noctuae somnum adimit.Tum misera noctua cicadam orat:<<Amica,quaeso,noli turbare somnum meum:nam fessa sum et quiescere volo>>.Sed cicada eius verba non curat et clamare non desinit.noctua,quia cicade convicio amplius opprimitur,animo irato exclamat:<<Tace tandem,molesta bestiola ! Iam vocem tuam audire nolo!>> Rursus garrula cicada noctuae verba contemnit.Denique noctua saevam vindictam excogitat.Nam se simulat benignam erga molestam cicadam:<< veni ,amica ad nidum meum :tibi soli praebere volo exquisitum cibum,donum deae minervae,patronae meae>> cicada,doli ignara,statim advol at ,noctua prompte e nido evadit et incautam cicadam necat.
Una cicala e una civetta vivono vicine nel bosco. La civetta, poichè cerca il cibro durante le tenebre, riposa a lungo, ma la cicala vuole sempre cantare e disturba il sonno della civetta. Allora la misera civetta prega la cicala: amica (vocativo, ti prego non disturbare il mio sonno: infatti sono stanca e voglio riposare. Ma la cicala non si cura delle parole di quella e non smette (mai) di cantare. La civetta poichè è oppressa dal canto più forte della cicala, con animo alterato esclama: taci, o noiosa bestiola! Non voglio più sentire la tua voce! Di nuovo la loquace cicala trascura le parole della civetta. Infine la civetta idea una feroce punizione. Si finge inftti benevola verso la noiosa cicala: "vieni (imperativo) o amica al mio nido: a te voglio offrire cibo squisito, dono della dea minerva, mia padrona." La cicala, ignara dell'inganno, vola subito, prontamente la civetta esce dal nido e uccide l'imprudente cicala..