Versione Latino IL RE AGIDE è FERITO A MORTE Curzio Rufo

Messaggioda LollinaMQ » 29 dic 2010, 15:56

Ciao e auguri passati :)
Mi servirebbe la versione "il re Agide è ferito a morte" dalla Historia Alexandri Magni di Curzio Rufo
inizia con " Agis in pugnae discrimen se immisit, obtruncatisque (iis) qui..."
finisce con "... vibratbat, ultro vocans hostem si quis iacenti spolia demere auderet."
grazieate

LollinaMQ

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Messaggioda giada » 29 dic 2010, 16:19

Agis in pugnae discrimen se immisit, obtruncatisque, qui promptius resistebant, magnam partem hostium propulit. Coeperant fugere victores: donec avidius sequentes in planum deduxere, inulti cadebant; sed ut primum locus, in quo stare possent, fuit, aequis viribus dimicatum est. Inter omnes tamen Lacedaemonios rex eminebat, non armorum modo et corporis specie, sed etiam magnitudine animi, quo uno vinci non potuit. Undique nunc comminus nunc eminus petebatur diuque arma circumferens alia tela clipeo excipiebat, corpore alia vitabat, donec hasta femina perfossa plurimo sanguine effuso destituere pugnantem. Ergo clipeo suo exceptum armigeri raptim in castra referebant, iactationem vulnerum haud facile tolerantem. Non tamen omisere Lacedaemonii pugnam et, ut primum sibi quam hosti aequiorem locum capere potuerunt, densatis ordinibus effuse fluentem in se aciem excepere. Non aliud discrimen vehementius fuisse memoriae proditum est. Duarum nobilissimarum bello gentium exercitus pari Marte pugnabant.

Tandem Laconum acies languescere lubrica arma sudore vix sustinens, pedem deinde referre coepit. Ut urgente hoste apertius fugere, insequebatur dissipatos victor et, emensus cursu omne spatium, quod acies Laconum obtinuerat, ipsum Agin persequebatur. Ille, ut fugam suorum et proximos hostium conspexit, deponi se iussit: expertusque membra an impetum animi sequi possent, postquam deficere sensit, poplitibus semet excepit, galeaque strenue sumpta clipeo protegens corpus hastam dextera vibrabat ultro vocans hostem, si quis iacenti spolia demere auderet

Agide si gettò nel centro della battaglia e, trucidati coloro che resistevano più energicamente, respinse indietro gran parte dei nemici. Avevano cominciato a fuggire i vincitori: finché trassero quelli che li inseguivano più avidamente in una pianura, cadevano invendicati; ma appena ci fu un luogo, nel quale potessero resistere, si combatté con forze eguali. Tra tutti, tuttavia, spiccava il re degli Spartani, non solo per il tipo di armi e per l’aspetto fisico, ma anche per la grandezza del suo coraggio, nel quale solo non poté essere vinto. Da ogni parte lo si assaliva, ora corpo a corpo ora da lontano, ed a lungo, ruotando intorno le armi, respingeva col clipeo alcuni dardi, evitava col corpo gli altri, finché le cosce trapassate da un’asta lo tradirono mentre combatteva, essendo colato molto sangue. Raccoltolo da terra sul suo scudo, pertanto, gli scudieri (lo) riportavano rapidamente all’accampamento, mentre non sopportava facilmente lo scuotimento delle ferite . Gli Spartani, tuttavia, non abbandonarono il combattimento e, appena poterono conquistare una posizione più favorevole a loro che al nemico, serratisi in file, sostennero l’urto della schiera che si riversava, senz’ordine, contro di loro. Si tramandò che non ci fosse stata una lotta più feroce. Gli eserciti di due popolazioni notissime per la capacità bellica combattevano con pari probabilità di successo

Infine la schiera degli Spartani cominciò a dare segni di stanchezza, sopportando a stento le armi sdrucciolevoli a causa del sudore, ed, in seguito, a ritirarsi. Quando si sottrassero verso un luogo più esposto, poiché i nemici (li) incalzavano, (l’esercito) vincitore inseguiva i (soldati) dispersi e, percorso ogni luogo, che l’esercito degli Spartani aveva tenuto, di corsa, inseguiva lo stesso Agide. Egli, quando si accorse della fuga dei suoi e vide i nemici vicini, ordinò di essere lasciato a terra: e dopo aver sperimentato se le membra potevano seguire l’ardore dell’animo, quando si accorse di venir meno, si rizzò sulle ginocchia e, indossato rapidamente l’elmo, proteggendosi il corpo con lo scudo, scagliava oltre con la mano destra l’asta attirando i nemici, se qualcuno osava sottrarre le spoglie a lui che stava per terra.

giada

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