da giada » 2 gen 2011, 18:23
per ogni richiesta devi apripre un nuovo argomento
Libro: Corso di lingua latina A
Autori: Laura Pepe Danilo Golin Einaudi editori
I due amici Arcadi
I due amici arcadi vennero a Megra facendo insieme il viaggio, dove uno andò alla locanda, l’altro deviò per la taverna. Quello, che era nella locanda,vide in sonno il suo amico che pregava affinché andasse in soccorso a lui, circuito dalle insidie dell’oste. Se infatti fosse accorso velocemente, avrebbe sottratto l’amico dall’imminente pericolo. Immediatamente, l’uomo che dormiva si alzò eccitato e andò alla locanda, dov’era l’amico. Ma per il fato avverso il suo umanissimo proposito fu inutile e, poiché non aveva trovato l’amico, tornò a letto e al sonno. Allora apparse in sonno una seconda volta il misero amico, ferito lo supplicò che, poiché aveva trascurato di portare aiuto alla sua vita, almeno non negasse la vendetta all’amico ucciso. Infatti il corpo trucidato dall’oste dell’infelice, allora veniva condotto su un carro alle porte della città, coperto di sterco. Spinto da tante costanti preghiere dell’amico, l’uomo accorse subito alla porta e riconobbe il carro mostrato in sonno e condusse l’oste alla pena capitale.
Duo familiares Arcades iter una facientes Megaram venerunt, ubi alter ad hospitem iit, alter in tabernam devertit. Is, qui in hospitio erant, vidit in somnio comitem suum orantem ut sibi, cauponis insidiis circumvento, subveniret. Si enim celeriter adcucurrisset, amicum imminenti periculo subtraxisset. Statim, vit dormiens excitatus prosiluit, tabernamque, ubi comes erat petivit. Sed pestifero fato eius humanissimum propositum supervacuum fuit et, cum amicum non invenisset, lectum ac somnum repetivit. Tunc iterum in somnio apparens mineglexisset, saltem ultionem amico interfecto non negaret. Corpus enim infelicis a caupone trucidatum, tum plaustro vehebantur ad urbis portam, stercore coopertum. Tam constantibus familiaris precibus compulsus, vir protinus ad portam cucurrit et plaustrum in somnio demonstratum comprehendit cauponemque ad capitale supplicium perduxit.