EVITARE LA SEVERITà ECCESSIVA versione latino- quintiliano

Messaggioda miabella » 8 feb 2011, 15:04

salve,mi servirebbe la versione di latino "evitare la severità eccessiva" di Quintiliano tratta dal libro "Il nuono latina lectio" a pag. 526 n° 463
inizia con "ingenia pueorum nimia" e fiisce con "iudicio non fallebantur"

miabella

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Messaggioda giada » 8 feb 2011, 15:27

Ingenia puerorum nimia interim emendationis severitate deficere; nam et desperant et dolent et novissime oderunt et, quod maxime nocet, dum omnia timent nihil conantur. Quod etiam rusticis notum est, qui frondibus teneris non putant adhibendam esse falcem, quia reformidare ferrum videntur et nondum cicatricem pati posse. Iucundus ergo tum maxime debet esse praeceptor, ut remedia, quae alioqui natura sunt aspera, molli manu leniantur: laudare aliqua, ferre quaedam, mutare etiam reddita cur id fiat ratione, inluminare interponendo aliquid sui. Nonnumquam hoc quoque erit utile, totas ipsum dictare materias, quas et imitetur puer et interim tamquam suas amet: at si tam neglegens ei stilus fuerit ut emendationem non recipiat, expertus sum prodesse quotiens eandem materiam rursus a me retractatam scribere de integro iuberem: posse enim eum adhuc melius; quatenus nullo magis studia quam spe gaudent. Aliter autem alia aetas emendanda est, et pro modo virium et exigendum et corrigendum opus. Solebam ego dicere pueris aliquid ausis licentius aut laetius laudare illud me adhuc, venturum tempus quo idem non permitterem: ita et ingenio gaudebant et iudicio non fallebantur.

Le qualità naturali dei ragazzi talvolta si deprimono per l'eccessiva severità del castigo; infatti essi perdono la fiducia e soffrono e finiscono per provare odio e, cosa che è sommamente dannosa, mentre hanno paura di tutto, non osano (far) nulla. E questo è noto anche ai contadini, che ritengono che con i teneri virgulti non si debba usare la falce, perché sembra che essi abbiano paura del ferro e non siano ancora in grado di sopportare una cicatrice. Dunque soprattutto allora (= quando castiga) il maestro dev'essere ben disposto, perché i correttivi, che altrimenti risultano duri per natura, siano mitigati con mano leggera: (egli deve) lodare alcuni risultati, sopportarne altri anche correggerne (alcuni), dopo avere reso conto del motivo per cui ciò viene fatto (e) abbellire (un periodo) aggiungendovi qualcosa di suo. Qualche volta sarà utile anche questo: che il maestro stesso detti tutti i temi, perché il ragazzo li imiti e intanto li ami come suoi Ma se lo stile dell'allievo sarà tanto trascurato da non ammettere correzione, ho sperimentato che c'era un miglioramento ogni qual volta ordinavo (al ragazzo) di riscrivere daccapo lo stesso tema nuovamente spiegato da me: infatti poteva (fare) ancor meglio; perché nulla esalta l'impegno nello studio più della speranza (di riuscire) D'altra parte le correzioni devono tener conto dell'etá dei ragazzi e il (loro) comportamento deve essere giudicato e corretto in rapporto alle (loro) capacità. Io ero solito dire ai ragazzi che si erano permessi qualche eccesso di libertá e di esuberanza che per il momento lo approvavo, (ma che) sarebbe venuto il momento in cui non lo avrei piú permesso così, mentre si rallegravano delle loro qualità naturali, non erano tratti in inganno nel giudicarle

giada

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