da giada » 26 feb 2011, 17:49
cur amicitiam omnibus rebus humanis non anteponam?
Hoc primum sentio, nisi in bonis amicitiam esse non posse. Neque id ad vivum reseco, ut illi, qui haec subtilius disserunt, fortasse vere, sed ad communem utilitatem parum; negant enim quemquam esse virum bonum nisi sapientem. Sit ita sane; sed eam sapientiam interpretantur, quam adhuc mortalis nemo est consecutus; nos autem ea, quae sunt in usu vitaque communi, non ea, quae finguntur aut optantur, spectare debemus. Numquam ego dicam C. Fabricium, M. Curium, Ti. Coruncanium, quos sapientes nostri maiores iudicabant, ad Stoicorum normam fuisse sapientes. Quare sibi habeant sapientiae nomen et invidiosum et obscurum: concedant ut viri boni fuerint. Ne id quidem facient, negabunt id nisi sapienti posse concedi. Agamus igitur pingui, ut aiunt, Minerva. Qui ita se gerunt, ita vivunt, ut eorum probetur fides, integritas, aequalitas, liberalitas, nec sit in eis ulla cupiditas, libido, audacia, sitque magna constantia, ut ii fuerunt, modo quos nominavi, hos viros bonos, ut habiti sunt, sic etiam appellandos putemus, quia sequantur, quantum homines possunt, naturam optimam bene vivendi ducem.
Perchè antepongo l'amicizia a ogni altro valore umano?
Penso ciò prima di tutto, che l'amicizia non possa esistere se non tra gli uomini per bene. Non intendo l'espressione nel senso più rigoroso, come quelli, i quali dissertano di queste cose troppo sottilmente, forse secondo verità, ma poco per il vantaggio comune; infatti negano che alcuno sia uomo per bene se non il saggio. Ammettiamo che sia così; ma intendono quella saggezza, che nessun mortale fin qui ha raggiunto; noi invece dobbiamo guardare quelle cose, che sono nella pratica e nella vita comune, non quelle, che sono immaginate o desiderate. Io non potrei dire mai che C. Fabrizio, M. Curio, Ti. Coruncanio, che i nostri antenati giudicavano saggi, furono saggi secondo la regola degli Stoici. Per conseguenza si tengano il concetto di saggezza e malvisto e oscuro: ma ammettano che quelli furono uomini per bene. Nemmeno questo faranno (ne... quidem; il verbo è indicativo!); negheranno che ciò possa essere concesso se non al saggio. Quindi, come dicono, parliamo alla buona ("con la grassa Minerva", modo di dire). Quelli che si comportano così, vivono in modo tale che sia lodata la loro lealtà, integrità, equità, generosità, e che non ci sia in loro alcuna brama, libidine, audacia e ci sia (in loro) una grande coerenza, come sono stati quelli, che ho nominato poco fa; questi uomini, così come sono stati giudicati per bene, così anche riteniamo che debbano essere chiamati, poichè seguono, per quanto possono gli uomini, la natura ottima guida del vivere bene.