da giada » 28 feb 2011, 16:47
Volo tibi hoc loco referre dictum Maecenatis vera in ipso eculeo elocuti: 'ipsa enim altitudo attonat summa'. Si quaeris in quo libro dixerit, in eo qui Prometheus inscribitur. Hoc voluit dicere, attonita habet summa. Est ergo tanti ulla potentia ut sit tibi tam ebrius sermo? Ingeniosus ille vir fuit, magnum exemplum Romanae eloquentiae daturus nisi illum enervasset felicitas, immo castrasset. Hic te exitus manet nisi iam contrahes vela, nisi, quod ille sero voluit, terram leges.
Poteram tecum hac Maecenatis sententia parem facere rationem, sed movebis mihi controversiam, si novi te, nec voles quod debeo <nisi> in aspero et probo accipere. Ut se res habet, ab Epicuro versura facienda est. 'Ante' inquit 'circumspiciendum est cum quibus edas et bibas quam quid edas et bibas; nam sine amico visceratio leonis ac lupi vita est.' Hoc non continget tibi nisi secesseris: alioquin habebis convivas quos ex turba salutantium nomenclator digesserit; errat autem qui amicum in atrio quaerit, in convivio probat. Nullum habet maius malum occupatus homo et bonis suis obsessus quam quod amicos sibi putat quibus ipse non est, quod beneficia sua efficacia iudicat ad conciliandos animos, cum quidam quo plus debent magis oderint: leve aes alienum debitorem facit, grave inimicum. 'Quid ergo? Beneficia non parant amicitias?' Parant, si accepturos licuit eligere, si collocata, non sparsa sunt. Itaque dum incipis esse mentis tuae, interim hoc consilio sapientium utere, ut magis ad rem existimes pertinere quis quam quid acceperit.
Voglio a questo punto riferirti una frase di Mecenate. Ha detto molte verità anche in mezzo ai tormenti della sua posizione: "L'altezza di per sé espone le cime ai fulmini". Vuoi sapere in che libro lo ha scritto? In quello intitolato Prometeo. Mecenate voleva dire che chi sta in alto è esposto ai colpi della sorte. E tu valuti tanto il potere da giudicare queste parole un discorso da ubriaco? Quell'uomo ebbe un grande ingegno e avrebbe dato un insigne esempio di eloquenza romana, se non lo avesse snervato, anzi castrato, la prosperità. Ti attende questa fine se non ammaini le vele, se non ti dirigi verso la terraferma, cosa che egli decise di fare troppo tardi.
Con questa massima di Mecenate avrei potuto saldare il mio debito con te, ma, se ben ti conosco, ne farai una questione e vorrai ricevere quanto ti devo in valuta nuova e pregiata. Stando così le cose, devo chiedere un prestito a Epicuro. Scrive: "Bisogna prima guardare con chi si beve e si mangia e poi che cosa si beve e si mangia; mangiare senza un amico è vivere come i leoni o i lupi." E questo non ti succederà, se non farai vita ritirata: altrimenti avrai come commensali quelli scelti tra la massa dei clienti dallo schiavo addetto ai nomi; chi cerca gli amici nell'atrio o li prova a tavola sbaglia. Il male peggiore per l'uomo indaffarato e occupato ad amministrare i suoi beni è ritenere amici persone cui egli non è amico, e pensare che i suoi favori servano ad accattivargli gli animi, mentre certuni più sono debitori, più odiano: una piccola somma data in prestito crea un debitore, una grossa crea un nemico. "E allora? I favori non procurano amici?" Certo li procurano, se è possibile scegliere chi li riceve, se sono fatti a ragion veduta, non distribuiti a caso. Perciò ora che cominci a ragionare con la tua testa, segui questo consiglio dei saggi: giudica più importante il beneficato del beneficio.