Sunt autem duo crimina, auri et veneni; in quibus una atque eadem persona versatur. Aurum sumptum a Clodia, venenum quaesitum, quod Clodiae daretur, ut dicitur. Omnia sunt alia non crimina, sed maledicta, iurgi petulantis magis quam publicae quaestionis. "Adulter, impudicus, sequester" convicium est, non accusatio; nullum est enim fundamentum horum criminum, nulla sedes; voces sunt contumeliosae temere ab irato accusatore nullo auctore emissae. Horum duorum criminum video aucto rem, video fontem, video certum nomen et caput. Auro opus fuit; sumpsit a Clodia, sumpsit sine teste, habuit, quamdiu voluit. Maximum video signum cuiusdam egregiae familiaritatis. Necare eandem voluit; quaesivit venenum, sollicitavit quos potuit, paravit, locum constituit, attulit. Magnum rursus odium video cum crudelissimo discidio exstitisse. Res est omnis in hac causa nobis, iudices, cum Clodia, muliere non solum nobili, sed etiam nota; de qua ego nihil dicam nisi depellendi criminis causa. Sed intellegis pro tua praestanti prudentia, Cn. Domiti, cum hac sola rem esse nobis. Quae si se aurum Caelio commodasse non dicit, si venenum ab hoc sibi paratum esse non arguit, petulanter facimus, si matrem familias secus, quam matronarum sanctitas postulat, nominamus. Sin ista muliere remota nec crimen ullum nec opes ad oppugnandum Caelium illis relinquuntur, quid est aliud quod nos patroni facere debeamus, nisi ut eos, qui insectantur, repellamus?
Ma le accuse sono due: l'oro ed il veleno; né l'una né l'altra si trova una persona. L'oro preso da Clodia, il veleno cercato per essere dato a Clodia, così si dice. Tutte le altre non sono accuse ma maldicenze, più adatte ad una disputa sfacciata che ad un tribunale. 'Adulterio, svergognato, corrotto' sono insulti, non accuse. Non c'è nessun fondamento di queste colpe, nesssuna base; sono voci che insultano a vanvera emesse da un accusatore in preda all'ira, sostenitore di niente. Di queste due accuse, invece, io vedo l'ispiratore, vedo la fonte; vedo una persona ben determinata, una testa. Occorreva dell'oro: l'ha preso Clodia, l'ha preso senza testimoni, l'ha tenuto per tutto il tempo che ha voluto. Ecco qua la prova lampante d'una intimità davvero fuori dal comune. Poi decise di ammazzarla: ha cercato il veleno, ha seccato quanti poteva, se l'è procurato, ha fissato il luogo, lo ha portato. Prova a sua volta lampante di odio profondo, concepito con quella rottura così crudele. In questo processo, giudici, è sempre e solo con Clodia che abbiamo che fare: con una donna non solo famosa ma famigerata. Ma di lei non intendo fare parola se non per ribattere le accuse.
D'altra parte tu, Gneo Domizio, accorto come sei, comprendi perfettamente che solo con questa donna noi abbiamo a che fare. Ebbene, se costei non depone di aver prestato l'oro a Marco Celio, se non l'accusa d'essersi procurato il veleno per lei, la nostra condotta è certo inqualificabile: fare il nome di una matrona romana quando il rispetto che si deve a onorate donne non lo consente! Se invece, tolta di torno questa donna, non restano più agli accusatori né un solo capo d'accusa né mezzi per attaccare Marco Celio, che altro dovremmo fare, noi difensori, se non ribattere a quanti si accaniscono contro di lui?