"un esempio di tecnica romana dell'assedio:Alesia"

Messaggioda maxy » 10 mar 2011, 18:55

ciao raga mi servirebbe urgentemente la versione di cesare :"un esempio di tecnica romana dell'assedio:Alesia


INIZIA COSI:
Ipsum erat oppidum Alesia in colle summo, admodum edito loco, ut, nisi obsidione,expugnari nn posse videretur:qua re diligenter perpensa et centurionum opinionibus consideratis, caesar haec genera munitionis instituit.


FINISCE COSI:turresque toto opere circumdedit , quae passus octoginta inter se distarent.
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maxy

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Messaggioda giada » 10 mar 2011, 19:23

Erat oppidum Alesia in colle summo admodum edito loco. Huius collis radices duo duabus ex partibus flumina subluebant. Ante id oppidum planities circiter milia lassuum III in longitudinem patebat; reliquis ex omnibus partibus colles pari altitudinis fastigio oppidum cingebant. Sub muro omnem locum copiae Gallorum compleverunt fossamque et maceriam in altitudinem VI pedum praeduxerunt. Eius munitionis, quam Romani instituebant, circuitus X milia passuum tenebat.

Opere instituto fit equestre proelium in ea planitie quam intermissam collibus tria milia passuum in longitudinem patere supra demonstrauimus. Summa ui ad utrisque contenditur. Laborantibus nostris Caesar Germanos submittit legionesque pro castris constituit, ne qua subito inruptio ab hostibus peditatu fiat. Praesidio legionum addito nostris animus augetur: hostes in fugam coniecti se ipsi multitudine inpediunt atque angustioribus portis relictis coartatur. Germani acrius usque ad munitiones sequuntur. Fit magna caedes: non nulli relictis equis fossam transire et maceriam transcendere conatur. Paulum legiones Caesar quas pro uallo constituerat remoueri iubet. Non minus qui intra munitiones erant perturbantur Galli: ueniri ad se confestim existimantes ad arma conclamant: non nulli perterriti in oppidum inrumpunt. Vercingetorix iubet portas claudi, ne castra nudentur. Multis interfectis, conpluribus equis captis Germani sese recipiunt.
Quibus rebus cognitis ex perfugis et captiuis Caesar haec genera munitionis instituit. Fossam pedum uiginti derectis lateribus duxit, ut eius fossae solum tantumque pateret quantum summae fossae labra distarent: reliquas omnes munitiones ab ea fossa pedes quadrigentos reduxit, id hoc consilio, quoniam tantum esset necessario spatium conplexus, nec facile totum opus corona militum cingerentur, ne de inprouiso aut noctu ad munitiones hostium multitudo aduolaret, aut interdiu tela in nostros operi destinatos coicere possent. Hoc intermisso spatio duas fossas quindecim pedes latas eadem altitudine perduxit: quarum interiorem campestribus ac emissis locis aqua ex flumine deriuata compleuit. Post eas aggerem ac uallum XII pedum extruxit. Huic loricam pinnasque adiecit, grandibus ceruis eminentibus ad commissuras pluteorum atque aggeris, qui ascensum hostium tardarent, et pluteorum atque aggeris, qui ascensum hostium tardarent, et turres toto opere circumdedit, quae pedes LXXX inter se distarent

La città di Alesia era sulla cima di un colle molto elevato. Ai piedi di questo colle scorrevano da tutte e due le parti due fiumi. Davanti a questa città si estendeva una pianura di circa 3000 passi in longitudine, dalle rimanenti parti i colli di uguale altezza cingevano la città. Sotto il muro le truppe dei Galli riempirono ogni luogo e tracciarono davanti un fossato e un muro a secco di sei piedi in altezza. Il perimetro di quella fortificazione che i Romani costruivano occupava 10.000 passi.
Iniziato l’assedio, scoppia una battaglia di cavalleria nella pianura che prima abbiamo detto estendersi tra i colli per tre miglia in lunghezza. Si combatte con violenza spaventosa da entrambi i fronti. Cesare manda in aiuto ai nostri che sono in difficoltà i Germani e dispone le legioni davanti all’accampamento, perché non sia possibile alcuna sortita improvvisa da parte della cavalleria dei nemici. Aggiuntosi l’aiuto delle legioni, l’animo dei nostri si solleva: i nemici, gettatisi in fuga, si intralciano l’un l’altro da soli per il gran numero e, abbandonate uscite troppo anguste, finiscono per pigiarsi. I Germani con foga maggiore li inseguono fino alle fortificazioni. Avviene una grande strage: alcuni, abbandonati i propri cavalli, tentano di passare il fossato e di scavalcare il muro a secco. Cesare ordina alle legioni che aveva schierato davanti alle mura di avanzare un po’. I Galli che erano all’interno delle fortificazioni erano terrorizzati: dal momento che credevano che fosse una manovra di attacco improvvisa contro di loro, chiamano alle armi. Alcuni, terrorizzati, irrompono nella cittadella fortificata. Vercingetorige ordina di chiudere le porte, per non lasciare sguarnito l’accampamento. Dopo averne massacrati molti ed aver catturato moltissimi cavalli, i Germani si ritirano
Ed una volta venuto a conoscenza di questi fatti, per mezzo di disertori e prigionieri, Cesare ordinò questi tipi di fortificazione. Fece scavare un fossato di 20 piedi con pareti diritte, in modo tale che il fondo di quel fossato fosse tanto largo quanto erano distanti tra di loro le estremità del fossato stesso. Arretrò tutte le rimanenti fortificazioni di 400 piedi dal fossato suddetto, e lo fece per la seguente ragione, perché aveva abbracciato per necessità uno spazio così vasto e l’intera opera di difesa non poteva essere facilmente essere guarnita di un cordolo di soldati, affinché una massa di nemici non potesse raggiungere d’improvviso o di notte le fortificazioni, o perché non potessero scagliare talvolta dei dardi sui nostri mentre provvedevano alla difesa delle fortificazioni. Lasciato in mezzo questo spazio, fece scavare due fossati larghi 15 piedi e della medesima profondità; e riempì quello più interno d’acqua fatta arrivare modificandone il corso da un fiume, attraverso pianure ed avvallamenti. Dopo questi, costruì un terrapieno ed un muro di 12 piedi. A questo aggiunse un parapetto e dei merli, mentre grandi “cervi” sporgevano in corrispondenza delle connessioni dei parapetti e del terrapieno, con lo scopo di ritardare la scalata dei nemici, e circondò di torri – distanti fra di loro 80 piedi - tutta l’opera di fortificazione.

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