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/versioni-catullo/carme-101.htmlMultas per gentes et multa per aequora vectus
adevenio has miseras, frater, ad inferias,
ut te postremo donarem munere mortis
et mutam nequicquam alloquerer cinerem,
quandoquidem fortuna mihi tete abstulit ipsum,
heu miser indigne frater adempte mihi.
Nunc tamen interea haec, prisco quae more parentium
tradita sunt tristi munere ad inferias,
accipe fraterno multum manantia fletu,
atque in perpetuum, frater, ave atque vale.
Portato attraverso molte genti e molti mari [un dì, s’io non andrò sempre fuggendo di gente in gente…]
giungo, o fratello, per queste tristi offerte [funebri],
per donarti l'estremo dono di morte
e parlare invano alle tue ceneri mute [la madre or sol, suo dì tardo traendo | parla di me col tuo cenere muto],
poiché la sorte mi ha strappato proprio te,
oh povero fratello, a me ingiustamente strappato.
Ora tuttavia queste cose, che secondo l'antico costume dei padri,
sono state portate con doloroso rito [come triste tributo o, più poetico, quale dono dolente] per le offerte [anche per la cerimonia],
accetta molto grondanti di pianto fraterno,
e per sempre, o fratello, addio--------------
VECTUS participio di veho
Ut: regge donarem e alloquerrer. Le finali spiegano inferias: "per donarti (dono + accusativo persona e ablativo cosa)
Quandoquidem: causale
Nec tamen inerreas: accumulatio di connettivi con funzione avversativa
Multum manantia: allitterazione patetica
I
n occasione di un viaggio in Bitinia (57 a.c.) al seguito del pretore memmio, catullo si reca nella Troade a visitare la tomba del fratello morto pochi anni prima. Nella tradizione degli epigrammi funebri pur mantenendo il rituale e le formule il poeta va oltre il codice convenzionale inserendo la riflessione sulla vanità dei gesti e l'angosciosa certezzza che quella pur ricercata "corrispondenza d'amorosi sensi" non allevierà il dolore....