Versioni latino

Messaggioda Lola88 » 2 ago 2011, 10:21

Salve, mi servirebbero alcune versioni di latino, nel forum non sono riuscita a trovarle (forse una svista, ma ho controllato più volte xD):

1) Tre generi di lettere; Cicerone
Inizio: epistularum genera multa esse non ignoras sed unum illud certissimum
Fine: quid est quod possit graviter a cicerone scribi ad curionem nisi de republica?

2)E' ora di agire; Sallustio
Inizio: coniuravere nobilissumi cives patriam incendere
Fine: irati infestique sunt.

3)Un caso eccezionale: il leone non sbrana androclo; Gellio
Inizio: "in circo maximo" inquit "venationis amplissimae pugna populo dabatur...."
Fine: "et gratulabundos videres hominem et leonem"

4) il ritorno di cicerone dall'esilio; Cicerone
inizio: cicero attico salutem (dicit)
fine: senatui gratias egimus


Grazie in anticipo e perdonate il disturbo.

Lola88

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Risposte:

Messaggioda *Yole* » 2 ago 2011, 14:11

ho trovato queste 2:

1) Epistularum genera multa esse non ignoras sed unum illud certissimum, cuius causa inventa res ipsa est, ut certiores faceremus absentes, si quid esset, quod eos scire aut nostra aut ipsorum interesset. Huius generis litteras a me profecto non exspectas: tuarum enim rerum domesticos habes et scriptores et nuntios; in meis autem rebus nihil est sane novi. Reliqua sunt epistularum genera duo, quae me magno opere delectant; unum familiare et iocosum, alterum severum et grave. Utro me minus deceat uti, non intelligo. Iocerne tecum per litteras? Civem mehercule non puto esse, qui temporibus his ridere possit. An gravius aliquid scribam? Quid est quod possit graviter a Cicerone scribi ad Curionem nisi de re publica?

Tu) non ignori che i tipi di lettere sono molti, ma l'unico scopo indiscutibile (lett.: certissimo) per cui è stato inventato il genere stesso, è quello di informare chi è lontano, se c'è qualcosa che interessa o a noi o a loro che essi sappiano. Di certo non aspetti da me lettere di questo tipo: hai infatti corrispondenti e informatori privati per le tue (lett.: delle tue) faccende; e d'altra parte, nelle mie faccende non c'è proprio niente di nuovo. Vi sono altri due generi di lettere che mi piacciono molto: uno confidenziale e scherzoso, l’altro serio e grave. Quale dei due mi convenga meno usare, non capisco. Dovrei scherzare con te tramite le lettere? Non credo, per Ercole, che ci sia un cittadino che possa scherzare in questi momenti. Oppure dovrei scriver(ti) qualcosa di più serio? Che cosa c’è che possa essere scritto seriamente da Cicerone a Curione se non a proposito dello Stato?

4)Pr. Nonas Sextilis Dyrrachio sum profectus ipso illo die quo lex est lata de nobis. Brundisium veni Nonis Sextilibus. Ibi mihi Tulliola mea fuit praesto natali suo ipso die qui casu idem natalis erat et Brundisinae coloniae et tuae vicinae salutis; quae res animadversa a multitudine summa Brundinisorum gratulatione celebrata est. Ante diem iii Idus Sextilis cognovi, quom Brundisi essem, litteris Quinti mirifico studio omnium aetatum atque ordinum, incredibili concursu Italiae legem comitiis centuriatis esse perlatam. Inde a Brundisinis honestissime ornatus iter ita feci ut undique ad me cum gratulatione legati convenerint. Ad urbem ita veni ut nemo ullius ordinis homo nomenclatori notus fuerit qui mihi obviam non venerit, praeter eos inimicos quibus id ipsum, se inimicos esse, non liceret aut dissimulare aut negare. Cum venissem ad portam Capenam, gradus templorum ab infima plebe completi erant. A qua plausu maximo cum esset mihi gratulatio significata, similis et frequentia et plausus me usque ad Capitolium celebravit in foroque et in ipso Capitolio miranda multitudo fuit. Postridie in senatu qui fuit dies Nonarum Septembr. senatui gratias egimus.


Il 4 agosto sono partito da Durazzo, proprio nel giorno in cui è stata approvata la legge che mi riguarda. Sono giunto a Brindisi il 5 agosto. Ivi era presente la mia piccola Tullia proprio il giorno del suo compleanno, giorno che per caso era anche l'anniversario della fondazione della colonia di Brindisi e del tempio della Saluta tua vicina; e questa circostanza notata da una moltitudine fu festeggiata con grandi manifestazioni di gioia dei Brindisini. Il 13 agosto ho saputo, mentre ero a Brindisi, dalla lettera di mio fratello Quinto che la legge era stata approvata nei comizi centuriati con straordinario entusiasmo (di elettori) di ogni età e classe sociale, e con un'enorme affluenza (di cittadini) dell'Italia. Di lì equipaggiato onorevolmente dai Brindisini mi sono messo in viaggio sicché da ogni parte venivano a me deputazioni di cittadini per congratularsi. Sono giunto a Roma cosicché non ci fu nessuno di alcuna classe sociale noto al nomenclatore che non mi sia venuto incontro, tranne quegli avversari ai quali non era possibile dissimulare o negare proprio questo, cioè di essere miei nemici. Quando sono giunto alla porta Capena, i gradini dei Templi erano stati riempiti dalla plebe più umile. E mentre quella con applausi scroscianti mi ha espresso le proprie congratulazioni, una simile folla e un simile applauso mi hanno festeggiato fino al Campidoglio e nel foro e nel Campidoglio stesso ci si è dovuti meravigliare della moltitudine. In senato il giorno dopo, che era il 5 settembre, ho ringraziato i senatori.

*Yole*

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