la brevità della vita (Seneca)

Messaggioda taxed » 31 ago 2011, 14:04

ciao x cortesia mi servirebbe questa versione

titolo: la brevità della vita (Seneca)
es 7 pag 315 compitum
inizio: maior pars mortalium, pauline, de naturae malignitate conqueritur
fine: ita aetas nostra bene disponenti multum patet

taxed

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Messaggioda *Yole* » 31 ago 2011, 14:08

La vita umana non è breve

Maior pars mortalium, Pauline, de naturae malignitate conqueritur, quod in exiguum aevi gignimur, quod haec tam velociter, tam rapide dati nobis temporis spatia decurrant, adeo ut exceptis admodum paucis ceteros in ipso apparatu vitae vita destituat. Nec huic publico, ut opinantur, malo turba tantum et imprudens volgus ingemuit; clarorum quoque virorum hic affectus querellas evocavit. Inde illa maximi medicorum exclamatio est: «vitam brevem esse, longam artem»; inde Aristotelis cum rerum natura exigentis minime conveniens sapienti viro lis: «aetatis illam animalibus tantum indulsisse, ut quina aut dena saecula educerent, homini in tam multa ac magna genito tanto citeriorem terminum stare». Non exiguum temporis habemus sed multum perdidimus. Satis longa vita et in maximarum rerum consummationem large data est, si tota bene collocaretur; sed ubi per luxum ac neglegentiam diffluit, ubi nulli bonae rei impenditur, ultima demum necessitate cogente, quam ire non intelleximus transisse sentimus. Ita est: non accipimus brevem vitam, sed fecimus, nec inopes eius sed prodigi sumus. Sicut amplae et regiae opes, ubi ad malum dominum pervenerunt, momento dissipantur, at quamvis modicae, si bono custodi traditae sunt, usu crescunt, ita aetas nostra bene disponenti multum patet.

Seneca



La maggior parte dei mortali, Paolino, si lagna della malignità della natura, perché nasciamo destinati a viver poco, perché questo lasso di tempo a noi concesso scorre via così veloce – essi dicono[1] – così rapinoso che, eccettuati pochissimi, tutti gli altri la vita li pianta in asso proprio quando si preparano a vivere. E non solo la massa ed il volgo ignorante ha levato i suoi gemiti su questo male comune (tale, almeno, essi lo credono[2]): questo sentimento[3] ha sollevato le lagnanze anche di uomini famosi. Ecco donde viene quella celebre frase del più grande dei medici[4]: «breve è la vita, lunga l’arte»; ecco la lite di Aristotele alle prese con la natura, assai poco confacente ad un saggio[5]: «essa è stata così generosa di vita con gli animali, che essi prolungano la loro esistenza per cinque o dieci generazioni; per l’uomo, invece, pur nato per così tante e straordinarie imprese, è fissato un limite di tanto più arretrato». Non è vero che abbiamo poco tempo da vivere: la verità è che ne abbiamo perso molto. La nostra vita è sufficientemente lunga e ci è stata elargita generosamente per portare a termine le iniziative più grandiose, sempre che essa venga tutta quanta investita bene[6]; ma quando si disperde nel lusso e nella trascuratezza, quando non viene impiegata per nessuna valida attività, allorché finalmente incombe su di noi l’ultima necessità[7], allora ci rendiamo conto che è già passata quella vita che a suo tempo non abbiamo capito che stava trascorrendo[8]. E’ proprio così: non è vero che riceviamo una vita breve, piuttosto tale l’abbiamo resa; non ne siamo poveri, sì piuttosto prodighi. Come dei patrimoni cospicui e regali, ogniqualvolta finiscono nelle mani di un cattivo proprietario, si dilapidano in un attimo e, viceversa, per quanto modesti essi siano, se sono stati affidati ad un buon amministratore, si incrementano con l’interesse, così la nostra vita, per chi la sa investire[9] bene, è molto lunga.

*Yole*

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